Morte Francesca Manfredi, chiesti 12 anni per Michael Paloschi

Il pm ha chiesto le condanne anche degli altri sei imputati, fra cui l'amica che non chiamò i soccorsi. Sentenza attesa per il 10 dicembre
Francesca Manfredi aveva 24 anni - Foto tratta da Instagram © www.giornaledibrescia.it
Francesca Manfredi aveva 24 anni - Foto tratta da Instagram © www.giornaledibrescia.it
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Dodici anni di carcere. Tanto ha chiesto il pm Benedetta Callea per Michael Paloschi, il 33enne accusato dell’omicidio preterintenzionale di Francesca Manfredi, la 25enne morta per un mix di alcol e droghe e trovata cadavere il 23 agosto dello scorso anno nel suo appartamento alle Fornaci.

La sentenza è attesa per il 10 dicembre.

Il pm ha chiesto le condanne anche degli altri sei imputati: si va dai 10 mesi per l’amica Francesca Rinaldi che quella notte, pur presente in casa della vittima, non si attivò per chiamare i soccorsi, ai 7 anni per gli spacciatori raggiunti dalle indagini, che sono il tunisino Haythem Bouaoun, ora in carcere, Thomas Maroni, 29enne anche lui detenuto; Franci Gjana, 30 anni, e la 24enne Sara Reboldi, entrambi ai domiciliari. Mario Mborja si è costituito.

Nelle carte dell'inchiesta i pusher, accusati di aver fornito alla ragazza ketamina, cocaina e eroina, erano stati definiti «spacciatori che si dedicano con meticolosità e organizzazione non rudimentale a tale redditizia attività dimostrando di saper soddisfare le esigenze dei loro clienti con puntualità e regolarità».

Il caso

L'ingresso della casa dove è stata trovata morta la ragazza - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso della casa dove è stata trovata morta la ragazza - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Quando i soccorritori il 23 agosto del 2020 entrano in casa della vittima nel quartiere Fornaci «Francesca Manfredi appariva supina all’interno della vasca da bagno, con le gambe sollevate appoggiate sul bordo e la testa voltata a sinistra, completamente nuda». E già morta. Perché quando i due presenti in casa la spostano dal divano al bagno la 24enne è già deceduta da ore.

Francesca R. è la grande accusatrice di Paloschi ed è lei che da subito agli inquirenti racconta: «È andato in bagno a iniettarsi la sua dose in vena. Poi quando è uscito so che lui ha iniettato a Francesca l’altra parte che era rimasta e lo so perché me lo ha detto lui la notte stessa». È sempre lei a riferire che per Francesca si era trattato del primo buco, come poi confermerà l’autopsia. «Come lo sapevo? Perché lei stessa ne aveva parlato durante la sera».

Nonostante Paloschi avesse detto agli agenti della Mobile, nelle ore immediatamente successive al decesso, che lui aveva solo spiegato alla ragazza come iniettarsi la droga in vena, consigliandole di usare il cavetto del cellulare come laccio emostatico, i giudici non hanno creduto alla sua versione. A smentire il suo racconto è l'autopsia, che ha stabilito che l'unico buco di siringa da insulina è stato trovato nella piega del gomito destro della ragazza, in un punto inaccessibile ad una destrimana come lei.

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