Molotov contro il centro vaccini, la lettera: «Chiedo scusa»

Ha preso carta e penna e ha chiesto scusa. Alla città, ai bresciani e alla sua famiglia. «Da tempo pensavo di scrivere per chiedere scusa a chiunque si sia sentito preso in causa da quel gesto ignobile». Inizia così la lettera scritta in stampatello su un foglio a righe e inviata da Paolo Pluda, il 52enne che con Nicola Zanardelli - di un anno più giovane -, è ritenuto il responsabile del lancio di due bombe molotov contro il centro vaccini di via Morelli in città, la struttura realizzata con i fondi della raccolta Aiutiamo Brescia, voluta da Giornale di Brescia e Fondazione Comunità Bresciana. «Sono l’autore del gesto sconsiderato» ammette Pluda.
Era la mattina del 3 aprile scorso quando due bottiglie riempite di benzina poco prima, vennero lanciate contro i tendoni bianchi dell’allora hub vaccinale, intaccando parzialmente la tensostruttura allestita nel piazzale vicino al casello autostradale di Brescia centro. «Con questo scritto voglio precisare che non volevo fare del male a nessuno» scrive Pluda, che attualmente si trova agli arresti domiciliari, mentre Zanardelli è ancora in carcere. Entrambi sono in attesa del processo che sarà celebrato in abbreviato tra due settimane. «Il mio voleva solo essere un gesto dimostrativo verso l'obbligo vaccinale, poi non cerco il perdono ma voglio chiedere scusa e ne sono estremamente pentito» dice il bresciano che abita nella zona di Urago Mella e che nella sua lettera si rivolge poi direttamente ai giovani.«Spero che mai nessuno cerchi di emulare il mio gesto, soprattutto i giovani. Credetemi ragazzi, il carcere è duro nonostante non abbia fatto così tanti giorni in cella, ma ti cambia e stravolge la vita e non solo la mia. Purtroppo - aggiunge Paolo Pluda - ora il nome della mia famiglia rimarrà sempre macchiato da questa cosa, senza nominare i danni economici che ho procurato, quindi il messaggio è: non lo fate». Le ultime righe della lettera, finita nel fascicolo dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Francesco Carlo Milanesi, sono dedicate ai ringraziamenti: «Ringrazio mia moglie e i figli per avermi riaccolto a casa, gli amici che mi hanno aiutato in carcere, il mio avvocato Maria Tropea e tutti coloro che in carcere mi hanno donato qualcosa nei primi giorni, anche solo parole di conforto. In particolar modo il compagno di cella a Pavia S.C». La lettera si chiude poi con un «Grazie di cuore».
Il caso
Per il lancio delle due molotov in via Morelli, Pluda e Zanardelli sono accusati di terrorismo e porto abusivo di armi. «Condotta commessa per finalità di terrorismo in quanto - scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare - da un alto il gesto era in grado di ostacolare o comunque rallentare la campagna vaccinale relativa alla propagazione del Covid e pertando la condotta era idonea ad arrecare grave danno al Paese perchè volta ad inibire l’unico strumento attualmente disponibile per fronteggiare la diffusione del contagio e dall’altro lato, l’azione era tesa ad intimidire la popolazione e costringere le autorità politiche e sanitarie della Repubblica a sospendere le misure del contenimento dle contagio». Ad inchiodare i due autori dell’attentato sono state soprattutto le immagini delle telecamere installate in strada nella zona di via Morelli. Alle 5.40 di quel 3 aprile vigilia di Pasqua vengono immortalati dall’occhio elettronico di un benzinaio mentre preparano le due molotov che lanceranno poco dopo. Un’ora prima del gesto, alle 5.09, Paolo Pluda, sul suo profilo Facebook scriveva: «Se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la stessa arma, "la paura" e la loro paura è la nostra unione. Non ci sono altre soluzioni». Parole che oggi Pluda prova a cancellare con una lettera di scuse all’intera città.Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
