Messa del Giovedì Santo, senzatetto e bambini per la lavanda dei piedi

Al mattino, durante la messa crismale di fronte ai sacerdoti diocesani, il vescovo ha ripercorso le difficoltà di questo tempo
  • La messa in Coena Domini di giovedì 6 aprile
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Viviamo un tempo profondamente segnato dall’incertezza, più volte ci troviamo disorientati di fronte alle difficoltà, ai problemi, alle fatiche, alle tragedie che la vita ci pone lungo il cammino. «Ma non possiamo sfidare l’incertezza facendo semplicemente appello alle nostre forze. Noi crediamo in Cristo Gesù nostro Signore. Lui è il fondamento della nostra speranza e da lui deriva il nostro modo di guardare la realtà in cui viviamo. Tutto parte da qui». Lo ha detto ieri il vescovo Pierantonio Tremolada in un duomo gremito dal presbiterio; come da tradizione la messa crismale della mattina del Giovedì Santo (che apre il triduo pasquale) è un momento di confronto tra il pastore della Chiesa locale e i suoi preti, del resto è il giorno in cui si ricorda proprio l’istituzione del sacerdozio, fatta da Gesù durante l’Ultima cena.

Ultima cena

Durante la celebrazione il vescovo ha consacrato gli oli santi, si useranno durante tutto l’anno liturgico per celebrare i sacramenti. L’olio del crisma è stato portato al vescovo dai cresimandi dell’Unità pastorale di Concesio, lo hanno fatto per ricordare e celebrare il sessantesimo anniversario dall’elezione di Paolo VI, che proprio a Concesio era nato. Nel pomeriggio altro importante momento della Settimana Santa, la messa nella Cena del Signore. La celebrazione, per non affaticare troppo il vescovo in questa fase di ripresa, è stata presieduta dal vicario generale mons. Gaetano Fontana. A prendere il posto dei dodici apostoli, durante il gesto della lavanda dei piedi, sono state persone senza fissa dimora, accolte al dormitorio, insieme a volontari e operatori della Caritas e ad alcuni bambini.

Speranza

Le grandi sfide del momento, ha sottolineato il vescovo Tremolada, ci interpellano: «La povertà e l’ingiustizia che continuano a dilagare, la guerra che continua a ferire l’umanità, la delicata situazione delle famiglie, l’emergenza educativa, il fenomeno complesso della immigrazione, il confronto con la cultura attuale e l’innovazione scientifica, il mondo dei media e dei social, la sfida epocale dei cambiamenti climatici».

«Se di fronte a questo scenario complesso - ha proseguito -, mi chiedessero che cosa ritengo essenziale per la Chiesa in questo momento, non avrei dubbi: ritengo essenziale la fede. La prima necessità della Chiesa oggi più che mai è di avere presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, laici che siano dei veri credenti, che abbiamo incontrato il Cristo e lo abbiamo accolto come il Signore della loro vita e della storia». Sfide che non mancano certo anche nella vita più tipicamente della Chiesa. «Sul versante ecclesiale - ha sottolineato il vescovo - eventi importanti stanno catalizzando la nostra attenzione: il processo di costituzione delle Unità pastorali, la pastorale vocazionale chiamata ad affrontare la sfida della riduzione del numero dei presbiteri e dei consacrati, la ridotta partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia, l’Iniziazione cristiana dei ragazzi, il carico amministrativo delle parrocchie e la questione del futuro delle strutture parrocchiali».

«L’esperienza che ho vissuto a causa della mia malattia e l’esito positivo che essa sinora ha avuto - ha detto mons. Tremolada -, mi hanno condotto in questi mesi a meditare su un aspetto della nostra vita e della vita della Chiesa che ormai mi appare come assolutamente determinante. Mi riferisco alla centralità della fede e alla necessità di orientare oggi l’intera pastorale a partire da essa».

 

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