McFit in piazza Vittoria, la mamma di Giulia: «Uno schiaffo»

L’amarezza di Nadia Zanacchi, mamma dell'unica vittima italiana alla Loveparade. La catena di palestre era lo sponsor
Una delle sale della palestra aperta oggi negli spazi che furono della Standa - Foto tratta dai Social
Una delle sale della palestra aperta oggi negli spazi che furono della Standa - Foto tratta dai Social
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Sviluppo urbanistico ed economico o principi etici e rispetto della memoria? Si muove su questa dicotomia l’inaugurazione del centro fitness McFit a Brescia, che oggi apre nei locali dell’ex Standa in piazza Vittoria.

«Con profondo turbamento assistiamo all’inaugurazione di una palestra McFit. Nome che per noi equivale a Loveparade, la tragedia del 2010 in cui persero la vita 21 ragazzi. Fra loro nostra figlia» spiega Nadia Zanacchi, madre di Giulia Minola, unica vittima italiana del massacro della Loveparade di Duisburg

La tedesca McFit era stata sponsor dell’evento, organizzato da Lopavent, società che fanno capo al medesimo imprenditore Rainer Schaller, mai toccato comunque da indagini e processo.
In una lettera Zanacchi ripercorre le fasi della strage e del processo iniziato nel 2017: «Schaller, ad di McFit, e quindi di Lopavent, non si è mai assunto la responsabilità reale di quanto accaduto». Ecco perché, per la madre di Giulia, McFit a Brescia è uno schiaffo.

«Ci dispiace per quello che è accaduto, facciamo fatica persino a parlarne - replicano i manager della società -. Aprire una palestra a Brescia non è un’offesa alla memoria delle vittime. McFit ha aperto perché Brescia è strategica».

Al telefono, la signora Zanacchi commenta: «Sono delusa. So bene che chi è venuto qui non c’entra, ma è legato a quel marchio responsabile di un massacro. A quanto pare di fronte a questioni economiche non valgono i principi etici». 

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