Marta, Rossella e gli altri studenti a colloquio con Mattarella

Ad accogliere il Capo dello Stato all'Università degli studi di Brescia, subito dopo il rettore Tira, sono stati cinque giovani
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L'intervento di Marta Cremaschi
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La next generation è già qui. Si sta preparando, studia con impegno, in alcuni casi ha già cominciato a mettere in pratica quello che sta apprendendo. Ne è consapevole, a maggior ragione in questo momento storico, mentre cominciano a scorrere (si spera) i titoli di coda di una tremenda pandemia che ha sconvolto le vite di tutti.

La next generation è già qui e nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giunge a Brescia per inaugurare l’anno accademico si guadagna un posto in prima fila, per raccontarsi, per mostrare a tutti i volti e le necessità di chi chiede, legittimamente, di essere protagonista del futuro che si sta disegnando.

Così ad accogliere il Capo dello Stato, subito dopo il rettore Tira, sono cinque giovani: Daniele Casanova, assegnista di Diritto costituzionale del Dipartimento di Giurisprudenza; Roxanne Doerr, ricercatrice di Linguistica del Dipartimento di Economia e Management; Pietro Fontana, matricola del corso in Sistemi Agricoli Sostenibili; Marco Traversi, dottorando di Ingegneria Meccanica; Rossella Zangari, specializzanda di Anestesia.

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L'intervento di Rossella Zangari

È proprio la dottoressa Zangari a raccontare l’incontro con Mattarella: «È stato lui a parlare per primo, facendomi i complimenti per il mio ruolo, per quello che la mia categoria ha fatto in questo anno». Rossella, infatti, per nove mesi ha lavorato all’ospedale di Chiari: «Mi sono subito lanciata nella mischia: il primo lavoro della mia vita è stato proprio nel pieno della pandemia. È stato molto difficile, ho dovuto "rivoluzionare" la mia vita, sono andata via da casa per evitare il rischio di contagiare i miei genitori e mi sono trovata immersa in una realtà che non avrei mai potuto immaginare. Ho dovuto imparare subito, anche a soffrire senza farlo notare agli altri.

«Dopo quell’esperienza - continua la dottoressa Zangari - posso dire di aver sviluppato un grosso bagaglio di umanità. Certo ricordo con grande rispetto tutte le vittime, ma sono indimenticabili tutti gli sguardi incrociati in ospedale, dai pazienti ai loro parenti, ai colleghi. Quel bagaglio andrà metabolizzato nel tempo, forse non lo sarà mai pienamente, ma certo resterà con me. Proprio in forza di questa esperienza, credo, sono stata scelta per accogliere il presidente, una scelta di cui mi sono sentita onorata, ma per la quale non mi prendo certo tutti i meriti: rappresentavo tutti i giovani medici».

Quelli che, come i loro coetanei impegnati in altri campi, vogliono essere protagonisti, oggi e soprattutto domani: «È il momento di sperare un futuro radioso e di costruirlo». Lo pensa anche Marta Cremaschi, rappresentante degli studenti nel Senato accademico. Insieme agli altri membri del Comitato partecipativo degli studenti ha fatto pervenire al presidente Mattarella la Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti, documento preparato lungo un percorso avviato nel 2019.

Poi la studentessa di Giurisprudenza ha avuto l’onore della ribalta durante la cerimonia, un onore che ha saputo ampiamente sfruttare con un intervento intenso, carico di significati, certo non banale: «Penso di aver parlato con grande equilibrio. Ho cercato di guardare al futuro, tenendo conto del fatto che nell’ultimo anno e mezzo nessuno ha parlato di noi studenti universitari, del tutto assenti dal dibattito politico e mediatico. C’è un mondo sgretolato dalla pandemia, vediamo di ricostruirlo ma non riportandolo a come era prima: serve un cambiamento vero ed auspico che ci si muova in questa direzione».

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UniBs, l'intervento della studentessa Marta Cremaschi

L’ha scandito forte e chiaro davanti al presidente: «Avrei detto le stesse cose anche se lui non ci fosse stato, ma naturalmente mi ha fatto molto piacere che fosse lì ad ascoltarmi e che poi mi abbia ringraziato. Peraltro l’ho visto molto attento durante il mio intervento». Un intervento che ha avuto anche l’approvazione del rettore Maurizio Tira, come testimoniato dal pollice all’insù rivolto alla studentessa mentre lei sta parlando con il cronista. «Noi speriamo - conclude Marta Cremaschi - che la nostra voce sia ascoltata, che si riesca davvero a costruire un’università aperta, solidale, inclusiva, accessibile a tutti». La next generation non vede l’ora di frequentarla e di darle vita.

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