Marisa Laurito alle donne bresciane: «Uniamoci contro la violenza in Iran»

Marisa Laurito parla al cuore delle donne bresciane, «le grandi madri contrarie alle guerre e alle ingiustizie, disposte a lottare contro ogni scempio». Lo fa invitandole a firmare la petizione che ha indetto su Change.org insieme a «Luciano Stella, Tosca, Edoardo Bennato, Nino Daniele, Andrea Morniroli, Desiree Klain, Alfredo Guardiano, Gianni Pinto e un gruppo di artisti, intellettuali e volontari della società civile». Una petizione che in pochi giorni ha quasi raggiunto le 110mila adesioni.
Napoletana di casa a Brescia da oltre vent’anni per amore del suo «Piero» (l’imprenditore bresciano Gianpiero Pedrini), Marisa Laurito quando ha visto ciò che stava accedendo in Iran non ha potuto far finta di niente: «Oggi - ci racconta al telefono durante un viaggio di ritorno da Roma a Brescia -, grazie ai mezzi di comunicazione e ai social network, sappiamo tutto e non possiamo rimanerne indifferenti. Ho quindi messo a disposizione la mia immagine per lanciare un messaggio contro le azioni che violano i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e a sostegno dei giovani e delle giovani iraniane che combattono per la libertà».
Da qui l’idea della raccolta firme, il cui testo di accompagnamento fa riferimento a «donne e uomini arrestati, violentati, torturati e uccisi solo per avere protestato per la richiesta dei propri diritti basilari. Siamo a conoscenza di numerose mutilazioni, violenze sessuali, stupri collettivi, organi asportati, cadaveri non consegnati ai familiari e sepolti in luoghi sconosciuti. Sappiamo di processi iniqui senza appello, senza avvocati, senza testimoni e senza prove. Giovani dichiarati morti per suicidio, ma con evidenti segni di percosse e fratture delle ossa. Abbiamo visto le foto di minorenni uccisi senza pietà, di ragazzi e ragazze avvelenati nelle mense universitarie, di manifestanti colpiti in volto o ai genitali, di uomini e donne senza occhi, perché colpiti dai proiettili. Sappiamo di funerali non concessi e di numerose persone scomparse solo per aver richiesto notizie dei propri cari. Siamo venuti a conoscenza dell’uso di droghe allucinogene da parte delle forze di sicurezza, con il fine di picchiare più violentemente i rivoltosi».
Oltre a questa raccolta firme, Marisa Laurito, direttrice artistica del Teatro Trianon Viviani di Napoli, ha organizzato nei giorni scorsi nella sua città natale una partecipatissima manifestazione di «solidarietà con le donne, i giovani e il popolo iraniano che lottano per la libertà». E, sabato 21 gennaio, ne proporrà un’altra a Roma (alle 17 all’Officina Pasolini) per rilanciare il messaggio e sensibilizzare le persone. «Sarebbe bello organizzare qualcosa anche a Brescia, mia terra d’azione - spiega l’attrice -. Per questo mi rivolgo ovviamente a tutti, ma soprattutto alle donne affinché facciano squadra contro questi soprusi».
Nel frattempo la raccolta firme prosegue con successo: «Non molliamo! I giovani dell’Iran stanno sacrificando la loro vita per la libertà», osserva l’attrice. Come si legge su Change.org l’obiettivo, ormai vicino, è raccogliere 150mila firme che, spiega, «consegneremo all’Ambasciata iraniana». La petizione, entrando nel merito, mira a chiedere al leader supremo Ali Khamenei «l’immediata fine delle esecuzioni capitali e la fine delle repressioni da parte del regime sul popolo iraniano. Desideriamo che venga data la possibilità a tutte le donne e uomini iraniani di poter manifestare la propria disperazione nei confronti del sistema iraniano». Un appello è rivolto anche alla premier Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani affinché prendano «una posizione decisa nei confronti del regime iraniano». Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella i firmatari chiedono di «convocare immediatamente all’atto del suo insediamento l’ambasciatore iraniano, dichiarandolo “persona non grata”. Chiediamo, infine, al presidente della commissione europea Von Der Leyen di mettere in campo tutte le iniziative di competenza dell’Unione per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali in Iran».
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