«Mani pulite, rivoluzione che non ha portato i benefici sperati»

Le vicende italiane le segue da New York. Città dove si è trasferita definitivamente da un anno. «Ma l’Italia resta il paese migliore per trascorrerci le vacanze» racconta Chiara Moroni, oggi impegnata in un’azienda farmaceutica.
Ex deputata di Forza Italia, poi del Popolo della Libertà e di Futuro e libertà. E soprattutto figlia di Sergio Moroni, il parlamentare socialista bresciano che si tolse la vita il 2 settembre 1992 nella cantina di casa, travolto dall’inchiesta di Mani Pulite.
«Ho letto un po’ i giornali, ma mi sono persa le trasmissioni tv sui 30 anni dell’inizio di Tangentopoli. Io - spiega Chiara Moroni al telefono dagli Stati Uniti - non posso dimenticare».
Dopo tutto questo tempo, cosa le viene in mente ripensando al 1992?
«Sono due i pensieri che si sovrappongono. C’è quello privato e familiare con il dolore che si rinnova ogni volta. E poi c’è quello pubblico, perché mio padre ha dato un’impronta pubblica alla sua scelta».
Conserva ancora una copia della lettera inviata da suo padre all’allora presidente della Camera Giorgio Napolitano?
«Abbiamo degli scritti personali che mio padre indirizzó a me e mia madre, ma quella lettera che scrisse prima di suicidarsi ce l’ha solo Napolitano».
Il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa inizia la stagione di Mani Pulite. Lei e la sua famiglia vi sentite vittime di quel periodo?
«Guardo indietro e dico che c’è grande amarezza perché è stata una rivoluzione molto violenta. C’è stato un processo di piazza come aveva ricordato anche mio padre in quella lettera a Napolitano. Un processo pubblico per spazzare via una classe dirigente che aveva dei limiti certamente, che probabilmente era corrotta, ma che allo stesso tempo era di spessore. Il tutto per lasciare spazio a politici di livello culturale e non solo decisamente inferiore. E poi mi lasci dire una cosa».
Prego.
«Rispetto a trenta anni fa la corruzione non è diminuita ma al contrario è aumentata. Oggi c’è una corruzione individuale, mentre allora si parlava di finanziamento ai partiti. Mani pulite è stata una rivoluzione che ha lasciato sul terreno morti e feriti ma che non ha portato i benefici che qualcuno pensava».
In famiglia quei mesi prima del gesto estremo di suo padre come erano stati? Lei aveva 18 anni…
«C’erano stati segnali, ma uno pensa sempre che non si arrivi fino a quel punto. Mio padre era molto lucido ed impedire una scelta fatta con lucidità era complicato. Io lo ricordo come un periodo drammatico, con una gogna pubblica tremenda».
In questa settimana di ricordo dell’inizio di Mani pulite si è discusso nuovamente sui famosi arresti preventivi. Oggi come li giudica?
«È stato il macro errore di quella stagione e sono contenta che alcuni magistrati di allora stiano, sul tema, facendo opera di revisionismo. Quello della carcerazione preventiva non è stato comunque un errore casuale, bensì una scelta politica chiara, con gli arresti a strascico voluti e decisi per un preciso obiettivo. Un conto è perseguire i reati ed è giusto farlo, un altro però, come accaduto con Mani pulite, è creare un clima di terrore spingendo le persone a togliersi la vita per la paura di non potersi difendere».
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Suo padre nella lettera a Napolitano scrisse: «Non credo che questo nostro Paese costruirà il futuro che si merita coltivando un clima da "pogrom" nei confronti della classe politica».
«Mio padre aveva saputo dell’avviso di garanzia dai giornali. La stampa e le televisioni erano un anello di quel sistema che era stato costruito per mettere alla gogna la classe politica. Io ricordo di un arrestato che aveva accusato un malore in procura e venne portato fuori dagli uffici milanesi in barella con attorno decine di telecamere. E purtroppo la carcerazione preventiva e il giustizialismo di oggi sono lasciti di quel periodo».
Individua anche qualcosa di positivo che ha lasciato Mani pulite?
«Ci ragiono sopra volentieri, con un grande sforzo di terzietà, ma faccio davvero fatica a pensare che di quel periodo vada tenuto qualcosa. I danni sono stati più dei benefici».
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