Libreria Serra Tarantola: l’allagamento e la ripartenza

Pesanti danni alla storica libreria, centinaia i volumi danneggiati dall'acqua. Il titolare: «È dura ma ci rialzeremo»
La libreria Serra Tarantola in via Porcellaga in una foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it
La libreria Serra Tarantola in via Porcellaga in una foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it
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Marco Serra Tarantola, storico libraio ed editore di Brescia, ci dice, con un poco di amarezza serena, di stare lì, tra chiusura e riapertura della sua bellissima libreria, dopo almeno tre straventi degli scorsi giorni in cui sono stati distrutti centinaia di libri, mobili e strutture di pregio.

Coltiva un’amarezza ponderata dalla passione per un mestiere unico al mondo e rimane lì, sul confine dove da una parte si scollina e dall’altra ci si butta e chiusa Milano; in ogni caso affermando di non aver mai creduto alla sfortuna o alla fortuna, avendo posseduto il privilegio, dichiara, di fare il lavoro che gli piaceva.

«Ho chiuso e aperto librerie a Brescia - dice Marco Serra Tarantola - la mia famiglia mi ha cresciuto a pane e libri, ho affrontato un trasloco impegnativo dalla storica libreria di corso Zanardelli qui, ora, in via Porcellaga; ho affrontato con pazienza il coronavirus ed ho servito i clienti in un stupefacente porta a porta, con la volontà di ripartire, forse di non smettere mai. Ma dopo traslochi, virus, mancanza di lavoro, ho assistito all’allagamento per tre volte della mia libreria, perdendo il valore dei mobili e dei libri. Già il lavoro della biglietteria, del bar, dell’agenzia viaggi e dell’assicurazione Europa Assistance si sono bloccati completamente. Ora anche questa disavventura meteorologica ci manda in ulteriore difficoltà. Non sarà certo tutto questo a fermarmi, ma il tarlo di smettere con la libreria è diventato un tarlo insinuante. Resisto. Intanto resisto». Aggiunge nell’ironia dei bresciani: «Se qualcuno intendesse adottare un libraio, io sono qui».

E mette su internet una foto di sé dove appare molto più vecchio dei suoi ancora begli anni, con un baffo e pizzetto savoiardo che piacerebbe, perfino, a Tito Speri.

 

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