L’ex gasometro sarà il simbolo del dramma del Covid
Quest’anno compie 88 anni, ma ha consumato gli ultimi 29 nel silenzio della sua «solitudine storica», un tempo tanto importante e poi - in un batter d’occhio - scansato dall’avanzata della modernità. Così, sommessamente, ha affrontato il suo pensionamento con discrezione, cercando di mimetizzarsi in mezzo a quella rivoluzione ben presto battezzata come «Brescia Due», una nuova città nella città fatta più di uffici che di industria, più di parchi che di terreni agricoli.
L’impresa, però, gli è riuscita a metà. A tradirlo è sempre stata la sua stazza: del resto, con i suoi 28 metri di diametro e i suoi 50 di altezza, ha dimensioni tutt’altro che modeste. E così, il buon vecchio (ex) Gasometro - confinato ai margini del cavalcavia Kennedy e incastrato tra la ciclabile e il verde sgargiante del parco Tarello - di tanto in tanto torna al centro della scena, ciclicamente, per poi ricadere sempre nell’oblio. Non stavolta. Proprio per la sua collocazione, nell’epicentro della città di oggi, sarà «lui» il simbolo del dramma Covid, che più di tutto sta segnando il nostro tempo.
Il progetto. L’idea è del sindaco della città, Emilio Del Bono, che se ne sta occupando in prima persona e che spiega: «Il pensiero di erigere un semplice monumento mi pareva dispersivo e riduttivo rispetto a questa tragedia», un terremoto - quello della pandemia che dal marzo dello scorso anno ci ha sconvolto e stravolto la vita causando dolore e sofferenza - che il sindaco aveva classificato come «il nostro 11 settembre».
Di qui, l’esigenza di individuare un simbolo, un segno urbano diverso come diversa è la stagione che stiamo attraversando, un simbolo imponente e allo stesso tempo chiaramente visibile alla città. Come l’ex Gasometro, situato in un luogo significativo: Brescia Due, nome della città moderna per un dramma talmente contemporaneo (e non antico) da essere ancora in corso.
Quale la prospettiva per questo edificio ormai classificabile come archeologia industriale? Sul tavolo c’è una partnership tra Comune e A2Ae il primo passo sarà la sistemazione della struttura, ovvero il suo consolidamento. L’enorme cilindro - realizzato tra le due guerre, nel 1933, e poi chiuso definitivamente nel 1992 - sarà poi ritinteggiato. Infine, diventerà il soggetto di proiezioni illuminotecniche. Un modo per accendere la luce e i pensieri, ogni sera, su questo tsunami, per ricordare e onorare chi ci ha lasciato e il tormento di questi giorni. L’orizzonte. L’idea del numero uno di Palazzo Loggia non è rimasta a lungo in sospeso, anzi. Il team di A2A che si occupa di illuminazione sta già lavorando al progetto - che finanzierà insieme al Comune - e sta conducendo uno studio che «è già a buon punto, ma riguarda ancora la fase preliminare» chiarisce Del Bono.
L’obiettivo, comunque, è arrivare alla realizzazione di questo originale «monumento» dedicato alle vittime del Covid a stretto giro. Tra lavori strutturali (necessari), tinteggiatura e - una volta messo a punto e approvato lo studio in corso - installazione delle tecnologie necessarie, l’obiettivo della Loggia punta a inaugurare l’opera dopo l’estate. La meta è ottobre ma, se proprio non sarà possibile, «al più tardi le luci si accenderanno entro il periodo natalizio».
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