Le Rsa temono di dover alzare le rette per il caro bollette

Anche la struttura più solida, nel leggere l’ammontare della bolletta del gas di una Rsa di sessanta posti letto che è passata dai 3.422 euro del dicembre 2020 ai 23.219 dello stesso mese del 2021, rischia di scricchiolare.
Soprattutto se la prospettiva è che le tariffe continueranno ad essere altissime per molti mesi ancora. E riguardano, seppur in modo variegato, tutte le realtà residenziali per anziani e disabili che in provincia di Brescia ospitano più di diecimila persone.
Realtà che rischiano di essere messe letteralmente in ginocchio, reduci da due anni durissimi, anche economicamente dal caro bollette attuale. La pandemia, è noto, ha drammaticamente colpito soprattutto i più fragili, di cui le Rsa sono riferimento. Ora, dolorosamente puntuali, i fantasmi del passato che la paura del virus aveva «congelato» nascondendoli negli armadi dell’illusione, stanno bussando alle porte con il loro carico di problemi. In primo piano quello energetico, capitolo della «pandemia dell’economia».
Le spese sono aumentate
I fatti: le bollette dell’energia elettrica sono aumentate dal 100 al 150% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a parità di consumi e di condizioni contrattuali; quelle del gas, in molte realtà utilizzato per riscaldarsi, sfiorano il 400% di rincaro. Come uscirne? Ne parliamo con Chiara Benini, coordinatrice dell’Associazione Upia (Unione provinciale istituti per anziani) e con Alberto Festa, presidente Confcooperative Federsolidarietà Brescia, con i quali esaminiamo una situazione variegata. Lo facciamo dopo aver superato lo stupore di altri dati impressionanti: una Rsa con quaranta posti letto nel dicembre 2020 ha pagato una bolletta dell’energia elettrica di 3.329 euro; un anno dopo la bolletta era di 9.260 euro. Un’altra realtà in provincia, un centinaio di posti, in dicembre ha pagato 12.661 di energia a fronte dei 5.927 del 2020.Non va meglio con il teleriscaldamento: «Bollette rincarate del 65%» afferma Benini. Il risultato di tutto ciò è che una struttura con cento ospiti deve sostenere circa 200mila euro l’anno in più di spese di esercizio.
L'ipotesi da evitare
Se venisse scelta la strada dell’aumento delle rette a carico degli anziani e delle loro famiglie, per pareggiare il solo incremento dell’energia elettrica e del gas, il rialzo dovrebbe variare dai 3,50 ai 5,50 euro al giorno per persona. Da 96 a 165 euro al mese. Una «botta» che per le famiglie bresciane andrebbe da un milione a un milione e 700 mila ogni trenta giorni. Malgrado l’incremento del 3,7% delle tariffe già garantito dalla Regione Lombardia che, in concreto, significa circa 1,5 euro al giorno per una persona di media fragilità.
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«L’ipotesi di aumentare le rette è l’ultima che prenderemo in considerazione e, comunque, non è all’ordine del giorno - afferma Chiara Benini -. Questo, nonostante la gravità della situazione in cui versa il settore del non profit che non ha alle spalle una multinazionale che possa ripianare i bilanci. È necessario che a enti come i nostri sia data una rilettura della configurazione giuridica e della dimensione ottimale per mantenere l’equilibrio di bilancio. Intanto, ci chiediamo come fare a garantire una continuità economica e finanziaria senza gravare sull’anziano. Gli aumenti stratosferici potrebbero essere assorbiti dagli enti anche se, in questo modo, molti chiuderanno in perdita, con il rischio di finire commissariati dopo tre anni di rosso. Resta il problema dei flussi finanziari che si aggiunge alle perdite pregresse e con l’onere, per molte Rsa, dei mutui da pagare, ripartiti lo scorso agosto dopo la sospensione pandemia. Su di essi gravano anche gli interessi preammortamento».
Il caro bollette riguarda tutti e un eventuale aggravio per le famiglie si sommerebbe a fragilità economiche in crescita. La polvere nascosta per due anni sotto il tappeto ora esce e genera un polverone sociale che rischia di travolgerci.
I limiti
Non si può dimenticare che stiamo parlando di un «mercato protetto», come l’ha definito Festa. «I prezzi delle rette sono politici perché non seguiamo le regole del consumo». Ci sono dei limiti, però. Le Rsa e il sistema delle cooperative sono strettamente collegati, basti pensare ai servizi che queste ultime garantiscono quali il lavanolo, le pulizie, la ristorazione. «O aumentano i costi dei servizi, visto che si tratta di cooperative energivore, ovvero che consumano grandi quantità di energia per svolgere il loro lavoro, o falliscono con una ricaduta drammatica sui posti di lavoro anche di persone fragili e svantaggiate, parte di quell’impresa sociale della quale le Rsa condividono gli obiettivi» spiegano Benini e Festa.
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