Le Rsa lanciano un sos: «Costi energetici troppo alti, Stato e Regione ci aiutino»

I gestori: «Servono maggiori contributi, diversamente dovremo aumentare le rette». Manca personale
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RIPENSIAMO LE RSA
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«Stato e Regione ci aiutino, altrimenti saremo costretti ad aumentare le rette oppure ad abbassare la qualità dei servizi». A danno degli utenti e delle loro famiglie. Sono il grido di allarme e l’appello lanciati dalle case di riposo bresciane, che non vogliono prendere «misure così drastiche». Alle Rsa si uniscono le cooperative sociali, pilastro del welfare e dell’assistenza agli anziani: «Siamo in difficoltà, ci serve il sostegno dello Stato e degli enti locali, diversamente qualcuna dovrà chiudere».

La ragione dell’sos è il medesimo: l’aumento dei costi (dall’energia elettrica al gas, dal carburante ai pasti) che stanno scassando i bilanci. Un problema economico, in aggiunta ad altri ormai strutturali, come la mancanza di personale: medici e infermieri, ma anche operatori socio-sanitari (Oss) e ausiliari socio-assistenziali (Asa). Lo stato (preoccupante) dell’arte è stato illustrato ieri nella sede di Confcooperative da Alberto Festa (presidente di Federsolidarietà Brescia), Giulio Sormani (vice), Nicoletta Benedetti (vice presidente provinciale di Uneba, l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), Gianbattista Guerrini (presidente della Casa soggiorno di Bedizzole e componente del comitato scientifico di Upia, l’Unione provinciale istituti per anziani). Soggetti diversi legati dalla finalità comune, il benessere degli anziani e dei fragili.

I costi

Nel Bresciano le cento Rsa offrono 8.150 posti letto (di cui 1.080 non convenzionati con la Regione, quindi in regime di solvenza); 7.800 gli operatori. Solo a Brescia sono un migliaio gli anziani in lista di attesa. L’emergenza si era attenuata dopo il Covid (per i lutti, purtroppo), ma è tornata ai livelli pre pandemia. Il modello bresciano delle Rsa, costituito da una presenza capillare delle strutture sul territorio, «è in difficoltà», lamenta Nicoletta Benedetti. «Gli standard assistenziali erogati dalle nostre case di riposo sono molto più elevati di quanto prevedono le norme». Gli investimenti sul personale sono «notevoli». L’aumento dei costi di gestione, però, sta rovinando i bilanci, già gravati dalle perdite degli anni Covid.

I bilanci

L’incontro in Confcooperative. Da sinistra: Benedetti, Festa, Sormani e Guerrini - © www.giornaledibrescia.it
L’incontro in Confcooperative. Da sinistra: Benedetti, Festa, Sormani e Guerrini - © www.giornaledibrescia.it

Sia Uneba che Upia hanno svolto un’indagine fra i loro associati. È uscita una fotografia di grande sofferenza. Nel 2021, spiega Benedetti, si prevedevano 105 euro di uscite al giorno per utente ed entrate per 104, una condizione già critica; nel primo semestre del 2022, con l’esplosione dei costi energetici, si è passati a 110,7 euro con una previsione di 115 a fine anno a fronte di un’entrata di 107 euro al giorno. Quest’anno la Regione ha aumentato il contributo sulle rette, «ma non basta», aggiunge Benedetti.

Le Rsa chiedono alla Regione più fondi e «un tavolo permanente di programmazione che ci consenta di fare progetti a lungo termine su utenti e strutture». Ci sono anche altre due richieste: la messa a sistema della sperimentazione che riguarda le comunità residenziali (400 posti letto per non autosufficienti) e la proroga al 2023 della possibilità di assumere personale ancora in formazione.

Il personale

La carenza di figure professionali (alimentata anche dal drenaggio degli ospedali) è un problema pressante. L’Upia ha svolto un’indagine in un campione di Rsa con 4.131 posti letto: mancano 55 medici, 95 infermieri, 109 Asa e 123 Oss. «Nelle nostre Rsa - dice Gianbattista Guerrini - abbiamo molteplici contratti di lavoro. Servirebbe un contratto unico di settore. Per altro, la sanità pubblica offre condizioni migliori delle nostre». L’analisi dell’Upia sulle sue strutture evidenzia come oltre il 70% chiuderà il 2022 in perdita. Sarà il terzo anno di rosso. Le voci di maggiore impatto sono i costi per l’energia e il calore (44,9%) e per l’energia elettrica (16,3%). Il 90% delle Rsa avrebbe bisogno di aumentare le rette da un minimo di un euro al giorno a un massimo di 10.

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Il futuro «è molto problematico anche per le cooperative sociali», ammette Alberto Festa. Nel Bresciano, aderenti a Confcooperative, sono 268 con oltre 15mila occupati, un fatturato di 396 milioni e un patrimonio di 155. Molte chiuderanno il 2022 in perdita. «Il nostro ruolo di supporto al welfare è importante, ma non sappiamo quanto e come potremo continuare», avverte Festa. Personale che manca, stipendi non competitivi, troppa burocrazia, costi di gestione in aumento, patrimonio che si assottiglia: «La preoccupazione per utenti, lavoratori e soci è alta», rimarca il presidente di Federsolidarietà. Una situazione paradossale, tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e dunque della crescente domanda di assistenza. Elisabetta Donati, presidente Upia: Stato e Regione «devono mettere in campo azioni programmatorie di lungo periodo».

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