Le Rsa bresciane e la gestione Covid sotto la lente dei Nas

I carabinieri del Nucleo antisofisticazione e salute vogliono fare chiarezza su decessi e contagi
SOTTO LA LENTE DEI NAS
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Non sarà una caccia alle streghe. Ma, viene assicurato, un’analisi attenta dei comportamenti tenuti e delle direttive impartite. «Bisogna fare le valutazioni in base alle conoscenze che avevamo all’inizio dell’epidemia e non in riferimento a quanto sappiamo ora» fanno notare gli inquirenti. Che sono al lavoro per capire come è stata gestita l’emergenza Covid nelle Rsa del territorio.

I Nas hanno infatti acceso i riflettori sulle case di riposo dell’intera provincia, dove i deceduti sono circa duecento sugli oltre 1.800 di tutta la regione Lombardia. Solo una minima parte delle morti è stata certificata Covid perché i tamponi non sono mai stati praticamente fatti. Non sugli ospiti e nemmeno, fino ad oggi, sugli operatori. Però il numero esagerato di decessi fa ritenere che sia stato proprio il coronavirus a passare da un letto ad un altro delle strutture per anziani. E ad uccidere.

«Emergeranno probabilmente delle criticità, ma al momento il quadro non sembra nero» è quanto trapela dagli ambienti investigativi. Si parte da un dato: rispetto alla vicina Bergamo, il virus a Brescia non ha avuto una vera e propria esplosione, ma si è assistito ad un aumento di casi costante. Questo avrebbe permesso quindi alle Rsa della provincia di programmare una gestione interna. I Nas, gli stessi che hanno acquisito materiale all’ospedale di Alzano su delega della Procura bergamasca, stanno guardando, secondo quanto appreso, ai Centri diurni collegati alle case di riposo, che sono rimasti aperti anche fino a marzo. «Stiamo verificando che tanti di questi centri però sarebbero però isolati rispetto alle Case di riposo» fa notare chi indaga. Sotto la lente di ingrandimento finisce anche il personale e gli spostamenti dentro i locali delle Rsa e i contatti con gli ospiti e con i frequentatori.

Nel frattempo Regione Lombardia ha istituito una commissione d’inchiesta su quanto accaduto in tutte le Rsa. Anche in quelle bresciane. «Abbiamo voluto le commissioni per fare chiarezza. Non abbiamo nulla da nascondere» è il pensiero dell’assessore al Welfare del Pirellone che è intervenuto venerdì sera in diretta tv all’interno della trasmissione di Teletutto Messi a Fuoco. «Noi riteniamo di aver fatto tutto ciò che in quel momento, all’inizio dell’emergenza era utile fare. Abbiamo dato le linee di indirizzo alle Rsa che sono gestite da privati e rispetto alle quali noi abbiamo compito di sorveglianza. È giusto che un ente terzo valuti quello che è stato fatto». 

Gallera ammette che il numero di decessi è impressionante, se paragonato allo stesso periodo di un anno fa. «Lo dico con una sofferenza personale forte. Questo tsunami ha travolto la categoria più fragile, i nostri anziani sono stati colpiti in pieno dalla violenza dell’ondata del virus. Se poi emergeranno singole mancanze verranno sottolineate dalle nostre commissioni e ben venga anche l’attività delle Procure. Abbiamo lavorato al meglio delle nostre possibilità in un momento di guerra». L’assessore lombardo conclude: «Non dobbiamo perdere di vista la dimensione dell’emergenza e il contesto in cui ci si è mossi. Poi in questo contesto è giusto valutare l’azione di tutti».

 

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