Le piscine comunali nel Bresciano sono ancora in crisi dopo il Covid
Fare il bagno non è mai stato così complicato. La situazione delle piscine comunali bresciane da qualche anno non è delle più rosee e anche nell’estate 2023 i problemi - alcuni di vecchia data - non mollano gli impianti sparsi tra città e provincia.
Tra quelli chiusi e altri che hanno bisogno di un ammodernamento, sono tanti i paesi che non riescono più a garantire un servizio ai propri abitanti: una preoccupazione che non sembra avere per ora una soluzione certa.
La crisi
Le criticità sono molte, ma quasi tutte hanno la stessa matrice: il Covid. Tra il 2020 e il 2021 la pandemia ha dato il colpo (quasi) mortale a un servizio che sul territorio è da diversi anni alle prese con svariate problematiche. Gli appalti, i cambi di gestione e le diverse proprietà a cui sono soggetti gli impianti natatori bresciani implicano continue aperture e chiusure e scoraggiano gli utenti a frequentarli con regolarità. La pandemia ha poi fatto il resto, obbligando i gestori delle piscine a sobbarcarsi costi esorbitanti e di conseguenza - nei casi più gravi - a svuotare definitivamente le vasche, lasciando gli abitanti senza un centro di riferimento o indirizzandoli verso parchi acquatici privati.

Post Covid, dunque, nulla è stato più come prima. Anche le amministrazioni che hanno riaperto, o che vorrebbero riaprire, appaltando a gestori esterni, sono costrette a fare i conti con quasi tre anni di chiusura che hanno inevitabilmente danneggiato gli impianti e reso quindi necessario effettuare diversi lavori.
Le attività per sistemare i danni dello stop prolungato non sono però l’unico motivo per cui i Comuni devono mettere mano al portafogli. Il costo dell’energia - con l’incremento quasi ingestibile dello scorso anno - ha ulteriormente fiaccato le risorse delle piscine che in qualche modo erano riuscite a sopravvivere alla pandemia. Proprio per questo, anche considerata l’anzianità degli impianti, tanti gestori hanno deciso di procedere con l’efficientamento energetico: meglio affrontare ora una spesa, anche sostenuta, per non chiudere sicuramente in futuro.
Le strutture
Il Comune di Brescia ha deciso di lavorare in questi mesi sulla piscina di viale Piave. L’impianto da qualche anno vive una situazione tribolata e quest’estate rimarrà chiuso, così da poter procedere con la messa a punto del sistema energetico e riaprire poi a settembre. Nel complesso la situazione in città è comunque positiva. Le altre due piscine comunali - quelle di via Lamarmora e Mompiano - funzionano infatti a pieno regime e continuano ad essere parecchio frequentate dai bresciani.

Diverso è invece lo scenario in provincia. Emblematici sono i casi delle piscine di Rezzato, Ghedi e Manerbio, tre paesi che superano abbondantemente i 10mila abitanti e che attualmente si ritrovano con gli impianti comunali chiusi. A Ghedi la piscina dovrebbe riaprire nell’estate del 2024, mentre per gli altri non sembra esserci, a breve, la possibilità di una riapertura. A Desenzano gli impianti sono parecchio datati e il Comune vorrebbe intervenire per rifarli completamente. Palazzolo ha invece una piscina attrattiva e si cerca un gestore per i prossimi 25 anni: si deve però fare i conti con dei debiti alti in seguito ai costi elevati di realizzazione delle piscine nel 2007.
I numeri

Nonostante la crisi che ha colpito i centri natatori, in città le piscine attirano ancora un buon numero di persone. Nel 2022 il Comune ha registrato circa 240mila ingressi totali nei tre centri sotto la propria gestione. L’anno scorso la piscina di Mompiano è stata la più affollata con 143.476 presenze, mentre il centro di viale Piave è stato quello a faticare di più, con «soli» 45.000 ingressi. Il dato di via Lamarmora per l’anno passato è invece parziale, perché la piscina è stata gestita dall’amministrazione comunale solo per quattro mesi, da settembre a dicembre (in precedenza era affidata all’Europa Sporting Club): in questo lasso di tempo sono state 51.546 le persone che hanno sfruttato il centro.
Da gennaio a giugno di quest’anno i numeri rispecchiano quelli del 2022. A Mompiano sono stati registrati 73.661 ingressi, mentre quelli di viale Piave sono circa 25.000. Importante è il dato emerso da via Lamarmora: nei primi sei mesi dell’anno sono state 124.683 le persone che sono entrate nell’impianto, ma c’è da precisare che la maggior parte di queste fanno parte di società sportive. Fuori città uno dei centri natatori più frequentati è quello di Salò, gestito dalla Società Canottieri Garda. Qui sono all’incirca 150.000 le presenze registrate ogni anno: un dato su cui certamente influisce il turismo estivo e la quantità di servizi proposti.
I casi in provincia
Non si sa per quanto tempo resterà chiuso l’impianto natatorio comunale di via Milano a Rezzato. Come moltissime piscine sconta, soprattutto negli ultimi anni, le difficoltà delle varie chiusure, vuoi per gestori inadempienti, vuoi per gestori che, pur avendo fatto bene, si sono trovati a dover fare i conti con le chiusure del Covid e, successivamente, con gli importanti aumenti energetici. Sta di fatto che la piscina - pur con i suoi oltre 20mila utenti l’anno (dati da settembre 2021 alla chiusura di fine agosto 2022), e i tanti corsi organizzati, sia nelle vasche interne che in quelle esterne - non ha susciato l'interesse di nessuna società.

Da uno studio realizzato dall’Amministrazione comunale e presentato nello scorso anno durante un Consiglio comunale, sarebbero necessari oltre 8 milioni di euro per far fronte alle numerose carenze riscontrate. L’impianto era stato realizzato nel 2010 ed era costato 5 milioni e 200mila euro. Ma nel corso del tempo è stato necessario mettere più volte le mani al portafogli, tanto che finora sono stati spesi oltre 10 milioni e 400mila euro. E tutto questo in un marasma di gestioni fallite o interrotte, chiusure e riaperture con adeguamenti e manutenzioni di vario genere. È chiaro che con questi presupposti la piscina, che ora è di totale proprietà comunale, rischia veramente di non riaprire più a meno di un miracolo. È però altrettanto chiara la perdita di un servizio di cui moltissimi cittadini si lamentano, soprattutto dopo che Rezzato si è aggiudicata il titolo di città.
A Manerbio la situazione è addirittura peggiore. Questa sarà infatti la settima estate consecutiva che la piscina comunale di via Verdi resterà chiusa. La struttura, abbandonata ormai a se stessa da diversi anni, necessità di un intervento di ristrutturazione radicale. La nuova Amministrazione comunale, insediata da maggio, si è già attivata per cercare di trovare una soluzione e far rinascere questa struttura, molto cara ai manerbiesi.

«L’Amministrazione comunale si è subito attivata per valutare lo stato del patrimonio pubblico e fra questo spicca il sito abbandonato della piscina - questo l’intervento del vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Andrea Almici -. In particolare gli impianti necessitano di una riqualificazione profonda e invasiva, vista la ormai vetusta età e gli anni di inoperosità. Pertanto l’obiettivo non è solo quello di una valutazione progettuale per un’immediata apertura, ma prima di tutto di una sostenibilità economica per l’ente nonché un confronto con le realtà private che oggi, post Covid, hanno individuato un modello di business in grado di offrire un valido servizio e un piano economico solido».
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