«La vaccinazione? Dovrà diventare un appuntamento fisso»

È la strada contro il virus delineata dal prof. Castelli: un vaccino combinato con quello antinfluenzale
Giovedì quasi 8mila somministrazioni nel territorio di Asst Civile - Foto © www.giornaledibrescia.it
Giovedì quasi 8mila somministrazioni nel territorio di Asst Civile - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Siamo entrati nel nuovo secolo da poco più di vent’anni e, in questo breve periodo abbiamo registrato almeno una pandemia ogni due anni, con una salute globale messa a dura prova. Se ci allarghiamo al Novecento, vediamo che il Covid-19 è solo l’ultima di una serie che ha sconvolto il nostro pianeta: dall’influenza Spagnola all’epidemia Sars, dall’Ebola all’aviaria, solo per citare le più note. Sono il lato oscuro della globalizzazione che ha favorito la circolazione di persone e merci, il degrado ambientale e i cambiamenti climatici, la resistenza agli antibiotici che impedisce di curare un numero crescente di infezioni batteriche.

La globalizzazione ha accelerato eventi che ci sono sempre stati. «Da sempre l’umanità è stata teatro di questi eventi, la maggior parte dei quali sono stati sconfitti grazie al lavoro di ricercatori e medici di tutto il mondo.

Dal febbraio 2020 anche la nostra Regione, prima nel mondo occidentale, è stata fortemente colpita dalla pandemia di Sars-Cov-2 e l’Italia è l’ottavo Paese per numero di persone contagiate» afferma Francesco Castelli, professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Brescia e prorettore vicario dello stesso ateneo, nonché direttore Malattie infettive Asst Spedali Civili.

Castelli ha tenuto una «lezione da un anno di pandemia» alla conviviale virtuale del Rotary Brescia ovest durante la quale gli è stata conferita la «Paul Harris», massima onorificenza del club.

Quale lezione dopo 3,17 milioni di decessi e 151 milioni di persone infettate a livello globale? «La lezione più importante da imparare è che non possiamo chiudere il libro delle malattie infettive» spiega Castelli. Ovvero, che non è finita o, comunque, che altri virus ci colpiranno quando penseremo di essere al sicuro. «Molto dipende da noi: dobbiamo capire che zona gialla non significa assenza di rischio e se qualcuno ha percepito questo, vuol dire che è mancata una comunicazione chiara che abbia portato ad un’alleanza tra i decisori politici e la popolazione - spiega Castelli -. Non è finita, ma possiamo fare molto per contenere la diffusione del virus, senza dimenticare che le malattie infettive c’erano, ci sono e ci saranno, soprattutto se l’accettazione dei vaccini è così incostante. Anche tra i medici: ora quasi tutti hanno ricevuto il vaccino anti-Covid, ma se pensiamo solo a quello antinfluenzale, l’aderenza tra i miei colleghi va dal 10 al 20%. Cosa fare? Potrebbe essere una soluzione, visto che non risolveremo il problema con una unica vaccinazione, pensare ad un possibile vaccino combinato che prevenga le forme gravi sia dell’influenza stagionale sia della Covid».

Non è finita. Dunque, un libro che non si può chiudere. Anzi, nuovi capitoli si aggiungeranno, di anno in anno, costringendoci a scrivere di virus fino ad allora sconosciuti. Anche il Sars-Cov-2 non era noto fino al suo devastante manifestarsi nell’autunno del 2019 in Cina, ma era un evento atteso. In un articolo del 2015 pubblicato sul «Libro bianco delle infezioni emergenti» della Società italiana malattie infettive e tropicali a firma, tra gli altri, dello stesso professor Castelli, si legge: «... nessun segnale suggerisce che il flusso di nuove emergenze di patogeni infettivi possa arrestarsi in un futuro prossimo».

Pochi anni dopo, nel 2019, l’Organizzazione mondiale della Sanità, nelle dieci minacce alla salute globale, scriveva: «...il mondo affronterà una pandemia influenzale, anche se non si sa quando colpirà e quanto sarà grave. Ovviamente, le risposte sanitarie dipendono dalla solidità e dal grado di preparazione dei singoli Paesi ad affrontare queste situazioni».

La ricerca e la clinica sono fondamentali nel trovare terapie e curare, permettendo ai medici e ai ricercatori di acquisire informazioni sul virus e di conoscerlo a fondo per agire in modo mirato.

Francesco Castelli è fiducioso, tant’è che condivide l’immagine di una scritta su un muro che recita: «In tempo di crisi mantenere il sorriso è un atto rivoluzionario». Spiega: «Rivoluzionario è continuare a lavorare e rispondere alle richieste che la comunità rivolge ai medici per fare in modo che il loro operato giunga ai decisori politici affinché abbiano strumenti adeguati per fare scelte basate su dati e ricerche frutto di un’osservazione rigorosa».

A proposito di decisioni, Castelli entra nel merito dell’apertura delle scuole e delle attività economiche decise in seguito ad una complessa valutazioni di indicatori. «Come medico ho timore di queste aperture e quel che mi rimprovero è che, forse, non siamo ancora riusciti a dire che il virus è in circolazione - conclude -. Come cittadino, capisco la sofferenza della società, ma sarei stato più prudente e, naturalmente, sono pronto a cambiare idea se tra venti giorni i contagi continueranno a calare».

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