La strana storia della chiesa vecchia del quartiere Chiesanuova

Un opuscolo in distribuzione in questi giorni, che sarà presentato a maggio, racconta arte, origini e segreti del borgo
La chiesa di Santa Maria Assunta al quartiere Chiesanuova
La chiesa di Santa Maria Assunta al quartiere Chiesanuova
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A chi non è nota l’origine del nome del quartiere Chiesanuova, di primo acchito, può sembrare un confuso gioco di parole. Ma ecco la sua storia: l’antica area agricola tra gli antichi borghi di Vergnano e Bottonaga divenne l’area «della chiesa nuova» dopo il 1580 quando, per volontà di San Carlo Borromeo, venne decretata l’istituzione della Chiesa di Santa Maria Assunta. Che, sulla mappa, si trova nell’attuale via Chiesanuova a nord di via Orzinuovi.

La chiesa rimase suffraganea di San Nazaro e Celso fino al 1956 quando venne eretta a parrocchia. In tempi più recenti, gli anni Settanta dello scorso secolo, le mutate esigenze pastorali portarono all’edificazione della nuova e attuale parrocchiale di via Fura, così che la «chiesa nuova» che diede il nome al quartiere, venne ribattezzata (e tutt’oggi è nota a tutti) come la «chiesa vecchia di Chiesanuova», interessata nei primi anni 2000 da un restauro che l’ha riportata ai fasti del XVIII secolo.

Per ricostruirne la storia, e per raccontarne alcuni preziosi dipinti, la parrocchia di Chiesanuova ha recentemente dato alle stampe un opuscolo curato dalla professoressa Mariachiara Bonetti, ricercatrice all’Università degli Studi di Brescia e docente all’Accademia di Belle Arti di Santa Giulia, e dal professor Maurilio Lovatti, storico e scrittore. Il volume è in distribuzione in queste settimane nel quartiere.

Voci e luoghi

Il nucleo storico del quartiere Chiesanuova - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il nucleo storico del quartiere Chiesanuova - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it

Intrigante è la domanda che accompagna la quarta di copertina: «come è possibile che, caso probabilmente unico in Italia, in una chiesa povera a servizio di un quartiere povero, siano arrivati in pochi anni due capolavori della pittura italiana?». Il riferimento è alla Natività di Vincenzo Foppa e alla Pala dell’Assunta di Giacomo Zoboli, giunti in epoca napoleonica nella chiesa dell’Assunta.

Un dettaglio dell'opera del Foppa
Un dettaglio dell'opera del Foppa

Foppa, grande protagonista del Rinascimento lombardo, dipinse attorno al 1492 la Natività (conosciuta anche con il nome di Adorazione del Bambino) custodita nell’altare laterale dedicato alla Madonna delle Grazie. Il quadro, parte di un polittico i cui pannelli laterali sono attualmente collocati nella civica Pinacoteca Tosio Martinengo, è per ragioni di sicurezza temporaneamente custodito nella chiesa nuova, ma nell’altare della Vergine delle Grazie se ne trova una fedele riproduzione.

La Pala dell’Assunta, invece, risale al 1748 ed è opera di uno dei maggiori pittori italiani del Settecento, ovvero Giacomo Zoboli, di cui Brescia conserva altre due opere significative: la pala dell’altare maggiore del Duomo Nuovo (1733-35) e San Filippo Neri genuflesso davanti alla Madonna (1745) nella chiesa di Santa Maria della Pace.

Il volume

Il volume, dato alle stampe grazie ai generosi contributi di Brescia Mobilità e della cooperativa Amici di Chiesanuova, si apre con le introduzioni del parroco don Santo Chiapparini, della presidente del Cdq Claudia Cauzzi e del consigliere comunale Roberto Omodei, che l’ha definita «un tesoro nascosto» citando uno dei fili rossi che accompagneranno il palinsesto di Brescia Bergamo Capitale della Cultura. Dello stesso avviso anche Maurilio Lovatti, curatore della parte storica e artistica del volume: «La Capitale della cultura può essere l’occasione per molti bresciani di conoscere capolavori nascosti nelle periferie come Foppa e Zoboli a Chiesanuova o il Tiepolo a Folzano» .

Al legame tra il quartiere e la sua chiesa fa invece riferimento il parroco: «Il campanile - scrive don Chiapparini - serve per orientarsi, per capire dove ci si trova, ma serve anche per ricordare con il suono delle campane la presenza della comunità. Questo avveniva cento anni fa, ci ha accompagnato nei giorni della pandemia quando non ci si poteva trovare per celebrare l’Eucarestia insieme, ed avverrà anche tra dieci, venti o cento anni». Il volume sarà presentato il 12 maggio alle 20.45 proprio nell’antica parrocchiale, alla presenza degli autori e del sindaco Emilio Del Bono e seguiranno poi iniziative di valorizzazione del pregevole complesso.

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