La storia dei quattro leoni della Leonessa d'Italia

Sono i due davanti alla Pinacoteca Tosio Martinengo da ieri e i due in Castello, che saranno restaurati per Brescia capitale della cultura
  • I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
    I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
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  • I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
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  • I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
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  • I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
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  • I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
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  • I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
    I leoni fuori dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
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Due leoni per la Leonessa d’Italia. Anzi, quattro. Perché ai monumentali felini in pietra di Mazzano collocati da ieri e fino al 26 febbraio davanti alla facciata della pinacoteca Tosio Martinengo, si aggiungerà presto il restauro dei leoni in marmo di Carrara scolpiti da Domenico Ghidoni a fine Ottocento e custoditi in Castello.

Il progetto, presentato ieri da Fondazione Brescia Musei, è l’esito dell’accordo con la lonatese Fondazione Ugo Da Como, che ha ricevuto i due colossali leoni (120 quintali di peso l’uno) in dono dalla famiglia Lombardi, assieme all’archivio e a 400 opere in pietra e in gesso della raccolta storica della stirpe di lapicidi rezzatesi. Opere e documenti in fase di studio e restauro, fondamentali per ricostruire la storia della cultura artistica, architettonica e urbanistica della Brescia a cavallo tra Otto e Novecento.

La storia

«Non è un caso che i leoni sbozzati da Davide Lombardi per Ghidoni siano qui - ha commentato il direttore di Brescia Musei, Stefano Karadjov -. L’artista realizzò infatti il monumento a Moretto nella piazza su cui è affacciato palazzo Martinengo, sistemato a pinacoteca dall’architetto Antonio Tagliaferri, che di Ghidoni fu amico e sponsor».

E che ebbe un ruolo fondamentale anche nella storia dei due (anzi, quattro) leoni, ricostruita dal conservatore della Ugo Da Como, Stefano Lusardi, immaginati per Porta San Nazaro (attuale piazzale Repubblica) ridisegnata nel 1883-84 dall’architetto Tagliaferri come accesso alla città dalla stazione ferroviaria. Tagliaferri coinvolse Ghidoni, che inviò a Lombardi i bozzetti. Il lapicida sbozzò i due colossi, che però non furono mai completati dallo scultore: perché Lombardi aveva sbagliato le proporzioni degli abbozzi, secondo Ghidoni; perché l’artista non sapeva lavorare un materiale ostico, secondo il marmista.

«Tagliaferri risolse il caso facendo arrivare da Carrara due blocchi di marmo a sue spese - ha spiegato Lusardi, che terrà sul tema una conferenza domenica 25 settembre alle 15.30 in pinacoteca (ingresso libero) - da cui Ghidoni ricavò i leoni in Castello».

Il recupero

L’operazione presentata ieri è frutto del coinvolgimento di due realtà imprenditoriali: la famiglia Lombardi che ha donato opere e archivio («Sono cresciuta immersa nella storia - ha commentato Virginia Lombardi, erede della dinastia - e questa donazione è un modo per rendere omaggio ai miei avi e rendere fruibile questo prezioso materiale») e il gruppo lonatese Feralpi, rappresentato da Giovanni Pasini, che ha sostenuto il progetto: «Siamo convinti che la cultura rafforzi l’imprenditoria, e da tempo siamo impegnati nella salvaguardia del patrimonio storico artistico del territorio».

Dopo la tappa bresciana, ha ricordato il presidente della Fondazione lonatese, Antonio Porteri, i due leoni saranno collocati sui nuovi piedistalli disegnati dallo studio Top Tag all’imbocco del viale che collega la Rocca con la Casa del Podestà.

Nel frattempo, ha annunciato la presidente di Brescia Musei, Francesca Bazoli, si provvederà al restauro dei leoni in Castello, per i quali si sta studiando in accordo con il soprintendente Luca Rinaldi una collocazione definitiva. Nel 2023 accoglieranno - ha aggiunto la vicesindaca Laura Castelletti - i visitatori di Bergamo Brescia Capitale della Cultura.

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