La situazione preoccupante delle cave di marmo di Botticino

Dopo il nuovo rinvio della sentenza relativa al rinnovo contratti, il sindaco Gianbattista Quecchia respinge al mittente ogni accusa
CAVE: BOTTICINO PREOCCUPATO
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«È politicamente scorretto ritenerci responsabili dell’attuale situazione del bacino marmifero: l’involuzione dello stesso è conseguenza delle scelte della precedente amministrazione». Gianbattista Quecchia, primo cittadino di Botticino, ha replicato così alle polemiche degli ultimi giorni, dopo che il Consiglio di Stato ha nuovamente rinviato, spostandola al 2021, la sentenza relativa al complicato e sempre più contorto tema del rinnovo contratti cave. Questo, sul banco dal 2014, anno della scadenza effettiva delle ultime concessioni, negli ultimi anni si è inasprito in seguito ai ricorsi.

«La situazione è in stallo e lo scenario è decisamente preoccupante. L’incertezza sul futuro, che ha determinato la mancanza di investimenti, il peggiorare delle condizioni di sicurezza dovuto all’innalzamento dei fronti di escavazione, e i numeri che il bacino registra - nel 2014 si escavavano 1.150.622 quintali per 1.889.322 euro di introiti per il comune, le previsioni del 2020 parlano di 375 mila quintali escavati e introiti di circa 635 mila euro - sono le conseguenze delle scelte degli ultimi anni. Nel 2015 era stato annullato il piano e approvata una variante non sostanziale dell’Ate03, quindi, nel 2017, sono stati licenziati i criteri per il bando di gara, sia per il destra sia per il sinistra Rino, e si è optato per un’assegnazione del bacino in lotto unico, prevedendo che il piano di sfruttamento fosse predisposto dall’aggiudicante, con l’onere per questo di mantenere la manodopera già impiegata nel bacino. Da lì sono partiti i ricorsi al Tar, le nuove proroghe, e, in ultima, il ricorso al Consiglio di Stato delle tre aziende escluse dalla gara».

«Non abbiamo revocato il bando, come qualcuno dice, ma abbiamo dato mandato agli uffici di valutare se le condizioni previste dal medesimo siano ancora opportune nell’interesse del Comune, e a tutela del bacino. La situazione è delicata, è nostro dovere capire se vi siano alternative».

 

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