La salma del vescovo Foresti torna a Brescia: verrà traslata in Duomo

La cerimonia, presieduta dal suo successore Pierantonio Tremolada, si svolgerà il 6 maggio, a 100 anni esatti dalla sua nascita
Il vescovo Foresti con papa Giovanni Paolo II a Brescia nel settembre 1998 - © www.giornaledibrescia.it
Il vescovo Foresti con papa Giovanni Paolo II a Brescia nel settembre 1998 - © www.giornaledibrescia.it
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Il prossimo 6 maggio avrebbe compiuto cento anni. E proprio quel giorno tornerà in quella che è stata la sua cattedrale dal 1983 al 1999, ovvero per i sedici anni durante i quali mons. Bruno Foresti è stato vescovo di Brescia. È morto il 26 luglio dello scorso anno, in questi mesi è stato momentaneamente sepolto nel cimitero di Tavernola Bergamasca, suo paese nativo.

Terminati i lavori in duomo, a inizio maggio la sua salma sarà quindi traslata: il vescovo Foresti riposerà quindi davanti all’altare del Santissimo, accanto ai suoi predecessori Giacinto Gaggia (che guidò la Diocesi dal 1913 al 1933) e Giacinto Tredici (in Diocesi dal 1933 al 1964); tutti e tre erano arcivescovi come titolo personale. La cerimonia (i dettagli sono in via di definizione) sarà presieduta dal vescovo Pierantonio Tremolada (che non aveva celebrato il funerale perché assente per problemi di salute), con lui ci saranno il vescovo di Bergamo, il bresciano Francesco Beschi (pure lui era assente perché all’estero per incontrare i suoi missionari) e il vescovo bresciano Ovidio Vezzoli che di Foresti fu segretario personale.

  • I funerali di mons. Bruno Foresti in Cattedrale
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Figlio del Concilio

Per tradizione secolare i vescovi che hanno guidato la Diocesi vengono sepolti all’interno della Cattedrale, che diventa così la grande tomba di famiglia della Chiesa bresciana. L’ultima tumulazione di un vescovo in Duomo è avvenuta il 2 novembre 1989, a presiedere la cerimonia di sepoltura del vescovo Luigi Morstabilini (morto il 26 luglio di quell’anno, aveva guidato la nostra Diocesi dal 1964 al 1983) fu proprio mons. Foresti; la tomba è di fronte al monumento dedicato a san Paolo VI.

Il 2 novembre 1989: in Duomo la traslazione di mons. Morstabilini - © www.giornaledibrescia.it
Il 2 novembre 1989: in Duomo la traslazione di mons. Morstabilini - © www.giornaledibrescia.it

Questi sono ovviamente soltanto i vescovi del Novecento, in Duomo si trovano le tombe di moltissimi altri pastori. Quello del vescovo Foresti è stato un secolo di vita percorso con il passo deciso di chi conosce i sentieri di montagna, e sa quindi che per arrivare in vetta serve fatica, ma soprattutto forza d’animo. Una forza d’animo che in mons. Foresti poggiava su una fede granitica e inscalfibile. Il vescovo emerito era morto alla Casa di riposo gestita dalle Umili Serve del Signore, le religiose che si ispirano a Elisa Baldo; era ospite della struttura da qualche mese, da quando gli acciacchi dell’età si erano fatti per lui non più sostenibili in autonomia. Negli ultimi giorni le condizioni di salute del vescovo emerito avevano subito un peggioramento, mons. Foresti era comunque lucidissimo.

Uomo dal carattere schietto, Foresti ha lasciato un ricordo indelebile che ha attraversato i decenni, per i suoi sacerdoti era come un padre. Tra questi c’è sicuramente don Adriano Dabellani, suo storico segretario, che lo ha amorevolmente assistito fino agli ultimi istanti. Mons. Foresti ha guidato la Diocesi di Brescia con il suo stile libero e inedito, uno stile pastorale pienamente nel solco del Concilio Vaticano II; era profondamente legato a Giovanni Battista Montini. La fede per lui era davvero «un ardore che il tempo non consuma», è stato un seminatore «non ossessionato dal calcolare la quantità del raccolto perché una sola cosa conta: seguire Gesù».

Una vita guidata da una «specie di indifferenza appassionata: la dedizione è senza risparmio, ma non per l’ambizione di compiere una impresa, non per la presunzione di esibire risultati, ma solo per obbedire al Signore che chiama, rivela la sua gloria, avvolge della sua luce». Questo era mons. Foresti nel ritratto tracciato dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, durante il funerale.

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