La quarta dose può attendere: solo sei su 10 hanno fatto la terza

L’83% dei nuovi positivi non sono vaccinati, hanno concluso il ciclo da 7 mesi o sono senza richiamo
L’Agenzia italiana del farmaco frena sulla quarta dose agli over 70 e alla popolazione - © www.giornaledibrescia.it
L’Agenzia italiana del farmaco frena sulla quarta dose agli over 70 e alla popolazione - © www.giornaledibrescia.it
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Quarta dose di vaccino anti Covid-19? Prima sarebbe opportuno raggiungere un’alta percentuale di persone vaccinate con la dose di richiamo, ma la marcia delle adesioni ha rallentato il passo. A tratti si è addirittura fermata. La raccomandazione è arrivata ieri dalla Commissione tecnico scientifica dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che si è riunita per valutare l’opportunità di una quarta dose (o seconda dose di richiamo, come si preferisce chiamare) alle persone con più di settant’anni che vivono al loro domicilio o nelle Residenze sanitarie assistenziali.

Terza dose

Del resto, prima della quarta bisogna aver fatto la terza. Ovvio? Non tanto dalla lettura dei dati. Nel Bresciano, ad esempio, sono circa 180mila le persone che non hanno fatto nemmeno una dose di vaccino anti Covid-19. I vaccinati con seconda dose sono pari al 65,66% sul target vaccinabile, dunque ci sono oltre 436mila i bresciani che hanno completato il ciclo vaccinale (prima e seconda dose) e che non hanno ancora fatto la dose di richiamo.

Dall’analisi dei dati delle persone risultate positive nelle ultime settimane emerge che l’83% corrisponde a persone che non si sono vaccinate o che hanno concluso il ciclo vaccinale da più di 7 mesi e non hanno ancora fatto la terza dose. Dunque, rimangono molti fronti aperti nel giorni in cui l’Aifa ha iniziato la valutazione dell’opportunità di una seconda dose di richiamo per particolari categorie di soggetti, dopo il via libera agli immunodepressi.

La quarta può attendere

«Considerato il complesso dei dati disponibili - afferma Aifa - la Commissione tecnico scientifica ha deciso che sono necessari ulteriori approfondimenti, integrando le evidenze scientifiche internazionali con i dati di studi in corso in Italia. Al momento, è essenziale il completamento del ciclo vaccinale seguito dalla dose booster già autorizzata». Già lo scorso gennaio Ema, l’Agenzia europea dei farmaci, aveva chiarito che, al momento, «non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per raccomandare, o meno, la quarta dose di vaccino». Ancora: «Qualora i dati dimostrassero la necessità di un richiamo annuale, è probabile che la priorità sarà data alle persone anziane e fragili, sia perché più esposte al rischio di malattia severa, sia perché sono state le prime a ricevere la dose di richiamo».

Mancano i dati

La posizione dell’Ema è confermata anche dagli ultimi dati del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito: «L’efficacia di tre dosi di vaccino nei confronti della malattia severa, nonostante un lento declino, rimane elevata (75% circa dopo 3-4 mesi dal richiamo)». Comunque sia, una quarta dose per la popolazione generale o per categorie mirate, dovrà essere autorizzata dalle autorità regolatorie. Il commento. «Dalla Commissione dell’Aifa è arrivata una decisione di buonsenso. Fare ora una quarta dose a tutti significherebbe sottoporci nell’arco di poco più di un anno a tre dosi di vaccino, considerando che in autunno potrebbe arrivare un vaccino aggiornato e così anche un nuovo richiamo. Ecco, dobbiamo spingere proprio su questo fronte, avere al più presto un vaccino aggiornato. Altrimenti dobbiamo essere molto duri nel dire che fare la quarta dose a chi non è immunodepresso, non ha una valenza scientifica» afferma l’infettivologo Matteo Bassetti.

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Flop Novavax

Tornando a coloro che hanno deciso di non vaccinarsi, sostenendo di «non fidarsi» dei vaccini a mRna (Pfizer e Moderna), i dati evidenziano che anche il vaccino prodotto con metodo tradizionale, il Novavax, non ha fatto cambiare idea alle circa 180mila persone che tra città e provincia non si sono vaccinate per prevenire la forma grave della malattia causata dall’infezione con il virus SarsCov2. Nuvaxovid, questo il nome del farmaco, è a base di proteine, ingegnerizzato dalla sequenza del ceppo originale di Wuhan del Sars-Cov-2. Creato grazie alla tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti, genera l’antigene derivato dalla proteina spike. Ed è formulato con l’adiuvante Matrix-M. È stato brevettato da Novavax per migliorare la risposta immunitaria. Nel Bresciano le dosi consegnate sono state 22.600. Le somministrate poco più dell’1%.

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