La Provincia di Brescia oggi elegge Emanuele Moraschini nuovo presidente

Sindaci al voto: urne aperte dalle 8 alle 20. L'uscente Samuele Alghisi: «Lascio un ente in salute»
Il futuro presidente, il sindaco di Esine Emanuele Moraschini
Il futuro presidente, il sindaco di Esine Emanuele Moraschini
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La Provincia di Brescia abbraccia le larghe intese. Oggi sarà eletto il nuovo presidente. C’è un solo candidato, il sindaco di Esine Emanuele Moraschini, un civico indicato da Fratelli d’Italia attorno a cui è stato costruito un «patto istituzionale» tra tutte le forze politiche.

Voteranno i 2.577 amministratori locali, sindaci e consiglieri comunali bresciani (urne aperte dalle 8 alle 20 al Cfp di via Gamba, in città), secondo il meccanismo del voto ponderato: il voto di un consigliere in Loggia vale 483, quello di un amministratore di un piccolo comune 12. Poco importa, però, visto che l’esito del voto odierno è scontato. Unica incertezza sarà l’affluenza ma comunque non vi è quorum. Il consiglio provinciale resterà l’attuale e il candidato presidente è uno solo. Una scelta motivata anche dal fatto che il suo mandato potrebbe essere breve, visto che tra un anno potrebbe tornare l’elezione diretta dei cittadini. Si vedrà.

La presidenza di Alghisi

Di certo oggi sarà l’ultimo giorno da presidente di Samuele Alghisi, eletto il 31 ottobre del 2018. Quattro anni in cui l’ente è stato riorganizzato, potenziando in particolare due funzioni: la centrale unica di committenza (Cuc), stazione appaltante a cui hanno aderito 132 enti e che ha gestito quasi 1.400 gare per oltre 1,8 miliardi di euro di procedure; gli investimenti su strade, ponti e scuole, lavori che hanno sfiorato il mezzo miliardo di euro. «Lascio un ente in salute, con i conti in ordine e che è tornato ad investire. Nel settore scuole negli ultimi quattro anni sono stati messi a terra progetti come non si faceva da moltissimi anni» spiega Alghisi.

I conti li fa il consigliere delegato Filippo Ferrari: 49 milioni dal Pnrr, altri 10 dagli accordi con Comuni e Comunità Montane, 15 garantiti dall’alienazione dell’A4 e dai fondi Bei. Numeri, insiste Alghisi, non casuali ma «frutto di una visione»: patrimonializzare l’ente, dismettendo gli immobili in affitto (scuole comprese) comprando o riqualificando edifici di proprietà; stimolare i dirigenti e gli uffici provinciali nella redazione di progetti in grado di intercettare finanziamenti e vincere bandi. Una strategia che ha avuto i risultati più evidenti su strade e scuole. «Ma abbiamo investito anche sulla ciclabilità» rivendica Alghisi. L’ultimo progetto da 20 milioni prevede un percorso ciclabile da Cremona a Brescia lungo il cammino di Santa Giulia.

La riforma Delrio

Resta, precisa Alghisi, che la riforma Delrio che ha trasformato le Province in enti di secondo livello si è rivelata «un fallimento». Un territorio come quello bresciano ha bisogno di un ente autorevole (cosa garantita dall’elezione diretta), con competenze chiare e risorse certe. «Basti dire che in questi anni abbiamo dovuto girare 48 milioni l’anno allo Stato di nostri incassi da Ipt e Rc Auto - spiega Alghisi -. Se avessimo avuto quelle risorse avremmo potuto fare molto di più». Ben venga dunque la riforma a cui sta lavorando il Governo.

I dossier aperti

Non sono mancati i dossier scottanti. Il piano cave, tanto criticato a sinistra, «è stato innovativo e migliorativo» rivendica Alghisi. «Non a caso abbiamo avuto 30 ricorsi, nessuno dai Comuni o dalle associazioni ambientaliste, tutte dai cavatori». I contrasti con pezzi della sua maggioranza, Pd in testa? «A volte si crea uno scollamento tra partiti e amministratori. È naturale sia così, ci sono responsabilità diverse».

Sul ciclo idrico la delibera di indirizzo passata in consiglio a fine 2022 «segna una strada» verso la gestione pubblica: ora toccherà ad Ato e assemblea dei sindaci decidere. Restano alcuni rimpianti per progetti non (ancora) andati in porto, il conservatorio a Palazzo Bargnani, i lavori della Barghe-Idro.

Da lunedì Alghisi sarà «solo» il sindaco di Manerbio. Martedì ci sarà il passaggio di consegne con Moraschini. Poi, a giugno, tornerà a dedicarsi a tempo pieno al suo lavoro, come direttore di una Rsa nel Cremonese. «La politica? Per ora non c’è spazio per un mio ruolo. Ma continuerò a dare una mano, se servirà...».

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