La proposta del bresciano Picchioni: «Anche i singoli devono potersi candidare»

Partiamo da un dato di fatto: per l'ordinamento italiano una persona singola non può presentarsi con il proprio simbolo alle elezioni. La legge in questo senso è chiara. Ma le norme possono cambiare se è la società civile a chiederlo.
La proposta di Tomaso Picchioni, 33enne bresciano laureato in Giurisprudenza e con alle spalle un master in Istituzioni parlamentari e uno in Comunicazione politica, parte proprio da questa certezza: «Le istituzioni non possono che mutare di fronte a una mobilitazione di opinione che arriva dagli elettori - spiega -. Per questo ho deciso di presentarmi come singolo alle elezioni. Lo scopo è quello di responsabilizzare e responsabilizzarci: stiamo facendo scegliere alle segreterie di partito i parlamentari e la politica non ci rispecchia perché non scegliamo i nostri politici. Dobbiamo rivendicare il nostro diritto al voto».
A metà agosto Picchioni ha perciò depositato il proprio contrassegno per poi presentarsi con le firme raccolte in Corte d'Appello a Milano. Non avendo raggiunto il limite fissato dalla legge, 750 sottoscrizioni per candidarsi nei collegi proporzionali Lombardia 3 e Toscana 1 (il bresciano ha vissuto per anni a Firenze), il simbolo non è comparso sulle schede.
«Ciò però non è importante, era certo che non sarei stato eletto e che la mia richiesta sarebbe stata ritenuta inammissibile - rimarca Picchioni che ha comunque presentato prima ricorso poi, dopo che questo è stato respinto, reclamo alla Corte Costituzionale -. Ho voluto presentarmi per sollevare una questione, per far sì che si cominciasse a parlare della possibilità per la singola persona di potersi candidare».
Un progetto che Picchioni ha portato in giro per l'Italia, parlando nelle piazze da Roma a Napoli, e che ha messo nero su bianco nel suo libro «Mi candido ma non posso» (Europa Edizioni). «Di fronte alla disaffezione degli elettori una politica della competenza e del confronto imposto può essere la soluzione per rinverdire la democrazia - racconta -. Il singolo infatti si candiderebbe puntando con forza sulle sue competenze specifiche, non presentandosi come un tuttologo. Questa settorialità renderebbe necessario il confronto con le altre persone e gli altri partiti eletti».
Sia ben chiaro, Tomaso Picchioni non vuole spazzare via il sistema dei partiti con un colpo di spugna. «La persona dovrebbe infatti avere la possibilità di candidarsi in un sistema che prevede anche la presenza dei partiti tradizionali, custodi di una competenza politica e di professionalità enormi - precisa -. Questo però non deve essere l'unico modello di riferimento, visto che ha dimostrato grosse lacune».
Certamente, e Picchioni ne è consapevole, questa innovazione comporterebbe grosse problematiche sia in termini di capacità di legiferazione delle Camere sia di governabilità. «Le istituzioni non sono però dei monoliti, cambiano e si modificano soprattutto se a chiederlo è la società civile - sottolinea -. Per riavvicinare davvero le persone alla vita politica italiana bisogna permettere loro di candidarsi e di scegliere di poter votare il singolo individuo, non affidando unicamente alle segreterie di partito il destino del nostro Paese».
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