La Poliambulanza dopo 9 mesi torna libera dal Covid

In via Bissolati a Brescia dimesso l’ultimo paziente positivo. Dal 12 ottobre sono state curate oltre 3mila persone
L'ingresso della Fondazione Poliambulanza a Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso della Fondazione Poliambulanza a Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Ci sono voluti quasi nove mesi. Ma ora la Poliambulanza è «Covid-free». Nella struttura ospedaliera di via Bissolati non ci sono più ricoverati positivi al coronavirus. L’ultimo, degente per altro per un’altra patologia, si è «negativizzato» ieri mattina.

Così la Poliambulanza può archiviare una pagina iniziata lo scorso 12 ottobre, all’alba della seconda ondata. Una pagina durante la quale sono passati per stanze, corsie e reparti migliaia di pazienti Covid: 3.135 in Pronto Soccorso, 1.703 quelli ricoverati, 159 in terapia intensiva. Nel mezzo decine di migliaia di tamponi, turni massacranti, sforzi di medici e infermieri per arginare l’impatto del virus. Il momento più duro? Tra marzo e aprile, nel pieno della terza ondata, quando in certe giornate sembrava di essere tornati all’incubo vissuto un anno prima.

I numeri, infatti, dicono che, dopo la prima ondata, quella tragica della primavera 2020, in Poliambulanza «nuovi» pazienti Covid si sono presentati a partire dall’inizio dello scorso ottobre. Qualche accesso al Pronto soccorso, un ricovero in reparto il 12 ottobre. Al tempo le province con più casi furono quelle dell’Ovest Lombardia, in particolare Varese, Como, Monza e Brianza. Brescia e i territori più colpiti della prima ondata registrarono numeri più contenuti. Così, nei reparti ospedalieri bresciani, anche quelli della Poliambualanza, entrarono anche pazienti Covid provenienti da altre province. Il 13 novembre, ad esempio, 27 ricoveri Covid, 14 bresciani, 13 dalla rete lombarda. Il 19 novembre 15 ricoveri, un solo bresciano e 14 da altri territori.

Situazione opposta in primavera: durante la terza ondata Brescia è tornata ad essere uno dei territori più colpiti dal Covid-19. Nel solo mese di marzo si sono contati più di 25mila contagi. E così il 1° marzo, in Poliambulanza, si sono registrati 48 accessi al Pronto soccorso di pazienti positivi. Il 18 marzo nei reparti di via Bissolati si è arrivati a contare 165 posti letto erano occupati da pazienti Covid. Il record di degenti in terapia intensiva si è invece avuto il 25 marzo, con 26 pazienti Covid ricoverati in rianimazione. Poi, come si sa, la campagna vaccinale ha iniziato ad accelerare: i contagi hanno iniziato a scendere e di riflesso, dopo due-tre settimane, anche la pressione sugli ospedali si è fatta meno pesante.

A inizio aprile il totale dei ricoveri Covid in Poliambulanza è sceso sotto quota cento. Il 24 maggio si sono svuotate le terapie intensive. Restavano i ricoverati negli altri reparti. Una decina a inizio giugno. Poi sempre meno. L’ultimo paziente è stato dimesso ieri. In realtà anche nelle scorse ore c’è stato un tampone positivo, una partoriente trasferita (come da regole) al Civile. Il quadro di questi 268 giorni che vanno dal 12 ottobre al 7 luglio mostra poi come i giorni di degenza media per un paziente Covid siano stati 6, con un massimo di 37. Tempi più lunghi in terapia intensiva: 25,5 giorni di degenza mediana, 155 l’arco temporale massimo. Di fatto 5 mesi in rianimazione.

Fasce d’età e sesso ricalcano l’andamento ormai noto dei contagi, con le fasce più a rischio tra la popolazione anziana: il 58% dei ricoverati aveva più di 70 anni, quota che scende al 51% per le terapie intensive. Si conferma che il Covid-19 è una malattia che colpisce più gli uomini: il 56% dei ricoverati erano maschi, si sale al 73,2% in terapia intensiva. Resta il tragico dato dei decessi: degli oltre 3mila pazienti Covid passati per la Poliambulanza negli ultimi 9 mesi, 253 sono deceduti. Tra le vittime ricoverate, l’89% aveva più di 70 anni.

 

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