La piccola Irene e la lunga odissea per il vaccino antinfluenzale

Una bambina asmatica, un vaccino e un’odissea durata oltre due mesi. A raccontare le peripezie vissute da Irene, bambina di 9 anni, è la mamma Carlotta Clerici. Irene è asmatica ed è seguita al centro di cura Misurina all’Istituto Pio XII.
A inizio ottobre i pediatri del centro fanno richiesta di vaccino antinfluenzale per lei e altri tre bambini, in quanto ritenuti tutti soggetti a rischio. Soltanto gli altri tre vengono però chiamati per effettuare la vaccinazione, mentre l’iniezione di Irene slitta. Il motivo? Doveva trascorrere almeno un mese dalla precedente vaccinazione somministrata, quella contro l’epatite A. Nel frattempo però passa tempo, prima tanto, poi troppo, ma la telefonata non arriva. Così la signora Clerici comincia a contattare ripetutamente l’Ats di Brescia, invano. Soltanto dopo molte sollecitazioni – spiega la madre – finalmente è arrivata la chiamata: «Mi hanno detto che i vaccini da iniettare erano esauriti e mi hanno proposto come alternativa un vaccino spray, per il quale serviva però l’ok del medico specialista. Contatto il centro Misurina e il pneumologo resta stupito dalla proposta, perché il vaccino spray ha una copertura molto bassa, che si attesta a circa il 50% e che non risponde a sufficienza alle necessità di un soggetto asmatico».
Così il medico di base scrive una nuova richiesta e la logorante trafila burocratica riprende. All’ennesimo incalzare delle richieste di mamma Carlotta, all’improvviso compare un vaccino da poter inoculare, «è stato somministrato a mia figlia martedì scorso, ma senza il conflitto verbale non sarei mai riuscita a vaccinarla». La svolta sarebbe arrivata con il recente arrivo di 3mila vaccini a Brescia, quelli riservati in via esclusiva proprio ai pazienti fragili che avrebbero dovuto ricevere l’antinfluenzale a novembre, quando di vaccini per i malati cronici non ce n’erano abbastanza. Ma l’episodio racconta delle difficoltà segnalate da molti. «Ho avuto l’impressione – conclude Clerici - che il vaccino non si trovasse perché mia figlia non era ritenuta abbastanza grave. Se abbiamo dovuto aspettare più di due mesi evidentemente c’è un sistema che non funziona». Alla fine l’odissea ha avuto un epilogo felice, ma ha messo in luce ancora una volta le criticità nella gestione delle somministrazioni. «Non tutti hanno l’ostinazione che ho avuto nel corso dell’attesa - conclude-, se non avessi insistito magari starei ancora aspettando».
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