La paura del freddo supera quella della siccità

La paura di restare al freddo per 24 ore supera di gran lunga la certezza di restare, prima o poi, a secco
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La paura di restare al freddo per 24 ore supera di gran lunga la certezza di restare, prima o poi, a secco. Nel comune sentire, infatti, la notizia della condotta austriaca in fiamme ha fatto scattare un allarme diffuso che, per quanto reale, non era comunque destinato a protrarsi a lungo.

Al contrario, il Po ridotto a una pozzanghera, i laghi con il livello di riempimento in rosso e le campagne che non producono abbastanza per il secco persistente, non hanno avuto e non hanno la stessa presa sull’opinione pubblica.

Esaminando il caso con il senno di poi (a volte serve) possiamo notare come il «botto» austriaco, del tutto eccezionale, ci abbia tenuto col fiato in sospeso, mentre per la costante penuria d’acqua ci accontentiamo di una timida nevicata o della danza della pioggia.

Eppure il problema idrico è veramente reale e grave, tanto che andrebbe affrontato con maggiore sensibilità personale e diffusa. A monte in Italia ci sono troppi acquedotti in grado di disperdere anche le migliori piogge a catinelle, mentre a valle sono sicuramente migliorabili i sistemi di irrigazione e anche l’effetto ippopotamo che - a turno - ci vede consumatori colpevoli sotto la doccia.

Eppure #italiasicura (fonte governativa) e Utilitalia (imprese del settore) avvertono che il consumo per abitante è di 241 litri di acqua al giorno (contro i 180-190 litri nel Nord Europa) per un totale di 5,2 miliardi di metri cubi annui. Poi ci sono gli 11,6 miliardi di metri cubi all’anno utilizzati in agricoltura e i 5,5 miliardi per fini industriali e manifatturieri. E non deve consolare il fatto che la tendenza degli sprechi in abitazione è in ribasso. Sul banco degli accusati, infatti, non devono sedere a turno il signor Rossi, l’agricoltore o l’imprenditore, ma la nostra bassa percezione del problema, talmente bassa da non considerare prioritaria la ricerca di una soluzione.

Del resto è una costante che le italiche debolezze vengano a galla solo in scia all’emergenza. Per il gas si parla di impianti di stoccaggio e rigassificatori mancanti, per l’acqua di una miope politica che per anni ha dato per scontato che piovesse e nevicasse regolarmente. Ma così non è e, forse, sarà. Mai più.

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