La nuova normalità di Ivan e Vlad: il liceo Carli apre le porte

In fuga dalla guerra i due ragazzi sono arrivati a Brescia anche grazie all’aiuto del Rotary
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Se non fosse per i nomi sembrerebbero due adolescenti cresciuti qui. Hanno le stesse scarpe da ginnastica, i jeans e le felpe over-size, quel fare dinoccolato tipico di chi da bambino sta diventando uomo.

Invece Ivan Ocheretianko e Vladyslav Kulikov due mesi fa vivevano in un altro Paese, avevano un’altra scuola, altri amici, altri luoghi e i familiari vicini. Fino al 24 febbraio, quando la guerra ha segnato una brusca inversione nell’ordine naturale delle cose. «Mio papà - racconta Ivan, 17 anni - ha costretto me e mia sorella a scappare. Abbiamo preso il treno, poi l’autobus e fatto diversi tratti a piedi, fino alla frontiera con la Polonia. Da lì, grazie ad alcuni amici del Rotary, siamo arrivati in Italia. Mi piace qui, ma la cosa più bella è che siamo al sicuro».

Scappare due volte

Vlad, invece, a soli 16 anni è già fuggito due volte: «La prima - racconta - da Donetsk, nel Donbass, dove sono nato. Nel 2014 la mia famiglia e io siamo scappati a Charkiv, dove abbiamo vissuto fino a qualche settimana fa. Non avrei mai immaginato di essere svegliato un’altra volta dal suono delle sirene.

Invece, alle 5 di mattina, mia mamma ha preso me e il mio fratellino e ci ha portati via in auto, abbiamo percorso una strada che mezz’ora dopo è stata pesantemente bombardata». «I miei genitori - continua Ivan - vogliono che rimanga qua per finire gli studi, ma io so che un giorno tornerò in Ucraina e aiuterò a ricostruire il Paese». Accanto a lui lo sguardo di Vlad tradisce una tristezza profonda ma composta, che non gli ha comunque impedito di integrarsi con i nuovi compagni di classe al liceo Guido Carli

La solidarieta

L’istituto di via Stretta ha accolto Ivan e Vlad tra i suoi 150 allievi: «L’invito - spiega Loretta Forelli, presidente di Fondazione Aib, a cui fa capo la scuola - è arrivato dal presidente di uno dei Rotary club bresciani e abbiamo risposto con piacere. Qui i ragazzi possono sentirsi da subito a proprio agio, perché la maggior parte delle lezioni si svolge in lingua inglese». «Ma la vera lingua universale - aggiunge il preside del Carli, Andrea Bernesco - è la solidarietà e la presenza di Ivan e Vlad qui da noi può essere un grande insegnamento per tutti gli altri studenti».

Il liceo Guido Carli sta anche pensando di sostenere economicamente la famiglia di uno dei due ragazzi: Vlad è arrivato a Brescia perché qui vive e lavora la sua nonna, che fa la badante. La donna in questo momento sta ospitando sette rifugiati ed è quindi molto difficile per lei fare fronte da sola a tutte le spese. «Nonostante questo - precisa Forelli - ha chiesto se doveva contribuire in qualche modo alla retta per suo nipote».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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