La grande fuga dei medici tra carico di lavoro e rischio denunce

È la fotografia del sindacato Anaao Assomed: dal 2016 al 2020 a Brescia si sono dimessi su base volontaria 218 medici
La situazione. In crescita la fuga dei camici bianchi dal pubblico - Foto © www.giornaledibrescia.it
La situazione. In crescita la fuga dei camici bianchi dal pubblico - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Abbiamo bisogno di 22mila infermieri. La capacità del sistema, ovvero delle scuole che li formano, è di 17mila, mentre i giovani che nel nostro Paese scelgono la professione sono 15mila. La fotografia è di Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, scattata durante un recente incontro riservato con i vertici della sanità lombarda e nazionale.

Quindi? Quindi, bisogna cambiare marcia, ripensando anche i numeri chiusi per accedere a corso di studi universitario. Il problema degli infermieri è anche quello dei medici. Per questi ultimi, al di là del numero chiuso a Medicina, il vero problema era stato individuato nella difficoltà ad accedere alla Scuola di specializzazione. Le borse di specializzazione sono state aumentate, con 4.200 contratti in più per rispondere ai fabbisogni segnalati dalle Regioni. Un aumento che è stato possibile grazie a quanto previsto nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Malgrado questo, tuttavia, ci sono alcune specialità che continuano a non essere attrattive per i giovani medici. Scelte che fanno il paio con quella che il sindacato Anaao Assomed, l’Associazione medici dirigenti Lombardia, ha evidenziato in un recente studio titolato «La grande fuga del personale sanitario». L’analisi riguarda l’abbandono del Servizio regionale lombardo da parte dei medici pubblici dal 2016 al 2020. «Nello specifico - si legge nel lavoro - nelle aziende sociosanitarie territoriali bresciane negli ultimi cinque anni si sono dimessi su base volontaria 218 medici (esclusi pensionamenti o mobilità verso altre strutture pubbbliche), di cui 82 agli Spedali Civili, 40 in Franciacorta e 37 in Valcamonica». Ancora: «Le cause principali sono identificabili nei tagli del personale e nella carenza di specialisti che rendono gli organici sempre più sofferenti per via del carico di lavoro. Nell’aumento della presenza femminile tra il personale, la quale si trova a dover affrontare un sistema a turni e orari disagevoli, soprattutto per coloro che hanno una famiglia a carico; poi, c’è una burocrazia sempre più pesante, un’assente autonomia decisionale e una soffocata premiazione della professionalità, totalmente disincentivata».

Non solo. Lo studio di Anaao-Assomed vede tra le cause dell’abbandono della sanità pubblica «un pericoloso incremento del rischio di denunce legali e aggressioni verbali e fisiche, oltre che uno spegnimento progressivo delle ambizioni di carriera: in Lombardia nel 2009, i direttori di struttura complessa erano 1234, mentre nel 2019 solo 967, il 21% in meno. Calo dtrastico anche per i responsabili di struttura semplice: erano 2.280 nel 2009; nel 2019 sono scesi a 1.751, il 23,3% in meno».

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