La delusione del Pd bresciano, Zanardi: «Colpa di chi non ha voluto il campo largo»
A tre minuti dalla chiusura dei seggi per le elezioni politiche il pronostico lo fa Pietro Bisinella. «Per me prendiamo il 23%». Il primo exit poll - o intention poll per dirla alla Mentana - lo smentisce. Ma la serata è lunga. E lui rilancia: «i dati reali mi daranno ragione».
Nella sede provinciale del Partito democratico in via Risorgimento la tv è sintonizzata sulla maratona di La7 in una stanza. E su Rai uno in un’altra. Il segretario Michele Zanardi è in prima fila. Vicino a lui il candidato all’uninominale in città Roberto Rossini che non stacca gli occhi dal telefonino alla ricerca di dati migliori. «Uno su quattro ha votato Meloni» il commento carico di amarezza di chi segue in corridoio, tra le due stanze.
Le reazioni
«Dal 2007 al 2018 abbiamo perso sei milioni di voti su 12 milioni per una legge elettorale che abbiamo voluto noi» le parole di Claudio Bragaglio mentre le analisi tv entrano nel vivo. Alle 23.15 arriva Gian Antonio Girelli, che con una candidatura blindata, comunque vada andrà a Roma. «Sarà una battaglia complicata» ammette. «Non è un dato che ci conforta quello che emerge fino ad ora. Per qualcuno il tempo delle parole è finito e ora deve dimostrare di saper guidare il Paese. Io non sono tra coloro che sperano che facciano tutto male. I numeri - conclude - ci dicono come è frammentato il Paese e la politica deve fare un salto di qualità».
Nel frattempo Zanardi segue Bruno Vespa in solitaria tra tv e tablet. «Gli exit poll sono in linea con quello che si prevedeva. Vediamo alla fine quale sarà il dato finale. Con il campo largo che aveva in testa il nostro segretario Letta con Calenda e Cinque Stelle sarebbe andata diversamente. L’irresponsabilità degli altri ha consegnato il Paese alla destra». Prima sentenza. E alle 23.27 qualcuno lascia già casa Pd. Ha visto quello che doveva vedere ma che non voleva vedere. A venti a mezzanotte arriva Miriam Cominelli. «Ho guardato il documentario di Vanna Marchi. Come stiamo andando?». «Tra un pessimo 18% e un bruttissimo 21%» le risponde Del Bono. Non il sindaco della città, ma Nicola, componente del direttivo locale. Roberto Rossini saluta pochi minuti prima di mezzanotte. «Domani alle 8.30 sono a scuola. L’augurio è che il dato reale sia migliore. Il commento è difficile da fare». E quando arriva la prima proiezione è già sulle scale. «Mamma mia che botta» è il commento in stereo quando sui monitor compare il 18% del Pd. E nel momento in cui Aldo Cazzullo ospite di Mentana dice: «con questi numeri non so come possano restare al loro posto da segretari Letta e Salvini» gli occhi dei presenti nella sede provinciale del Pd vanno al cielo. Sanno che ora tutto torna in discussione.
E Letta? «Dobbiamo tenere una linea e continuare con quella. Basta con i segretari costruiti in provetta» spiega Girelli che sta con Letta. Come Miriam Cominelli. «Il merito di Letta è stato quello di tenerci uniti e di aver tentato fino all’ultimo di fare una coalizione più ampia possibile. Se saranno confermati questi risultati faremo in Parlamento un’opposizione con la schiena dritta».
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