La carica dei cinghiali tra i vigneti, danni ingenti a Valverde

Sino a non molto tempo fa non si erano avvicinati alle abitazioni, preferendo fare le loro incursioni, soprattutto notturne, nelle zone dei Monti Fieno e Regogna. Così non è più. Da un po’ di settimane a questa parte la nutrita schiera di cinghiali che abita i boschi di Rezzato si è fatta decisamente più intraprendente, spingendo alcuni di loro ad avvicinarsi alle case a nord del paese.
Tra i primi ad intercettarli, anche in pieno giorno, è stato il giovane Francesco Maccaboni, titolare dell’omonima azienda vinicola in zona Valverde. Oltre ad avvistarne più d’uno, ha presto scoperto che i cinghiali si erano mangiati il 30% e forse più, di un vigneto di rosso Botticino. Un danno notevole che difficilmente sarà risarcito dalla Regione Lombardia, l’organo deputata a valutare queste richieste.
Non è stato questo l’unico avvistamento. Anche altri coltivatori che abitano nella stessa zona, o in quelle limitrofe, come il Serraglio, o Molinetto di Botticino, si sono accorti della presenza, osservando i segni profondi che questi animali lasciano al loro passaggio, rimuovendo terra, arbusti, o scavando delle piccole gallerie per cercare radici o vermi di cui nutrirsi. Non si sa esattamente quanti esemplari ve ne siano; qualcuno azzarda un centinaio.
Di certo l’animale, che si riproduce due tre volte l’anno, può fare sino a sei cuccioli a volta, quindi il numero potrebbe essere verosimile e accreditato anche dalle numerosissime tracce trovate in Maddalena, ma anche nelle vicine colline di San Gallo, Serle e Mazzano.
Per ora l’Amministrazione non ha avuto segnalazioni allarmanti per la popolazione, perciò si limita a tenere monitorata la situazione. Va detto che a Rezzato non c’è una zona riservata alla caccia dei cinghiali, quindi sono intoccabili, pena pesanti sanzioni. Una presenza però quella del suino selvatico che, a causa della sua estesa diffusione, crea non pochi problemi in diverse aree collinari e montane della nostra provincia. Problemi non solo di natura ambientale, ma anche economici. Basta chiederlo agli agricoltori.
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