La carbonara con l'aglio e Umberto Eco
Ed eccoci arrivati a fine anno. Tempo di bilanci. Io non ne faccio, così come non metto in agenda buoni propositi a gennaio. Non rischio così mesi di ansia e neppure delusione nel trarre le somme dicembrine. Troppo comoda, direte voi. Concordo. Ma ammetto che, traghettato con la consueta eleganza il mezzo secolo, ormai adoro mettermi in poltrona a commentare la follia di questo tempo. Da spettatore disincantato. Anche perché la realtà supera ogni fantasia.
Prendete i Ferragnez, i due si erano convinti di aver ammaestrato un popolo bue condividendo felicità e lacrime a pagamento, ma poi è arrivata la mezzanotte e la carrozza si è trasformata in zucca. Vuota peraltro. Gli sposini a favore di selfie sono ora rinchiusi con principi del foro e della comunicazione per capire come continuare ad accumulare (e ostentare) ricchezza sul nulla in una splendida cornice. Dovendo scegliere tra un ravvedimento collettivo e la loro rinascita, ho pochi dubbi su cosa scommettere.
Luca Cesari è uno storico della ristorazione, racconta la cucina nella storia. Recentemente ha condiviso una ricetta della carbonara, datata 1954, che annoverava tra gli ingredienti aglio e gruviera. Sui social è stato minacciato di morte. I gastropuristi sono una delle tante piaghe della nostra società. Per non perdere lucidità, affidiamoci alla saggezza di Umberto Eco: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
Buon anno.
@Buongiorno Brescia
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