L’altra vita delle fabbriche abbandonate dietro via Milano: il recupero, sulla carta

Dopo averne ricostruito in parte la storia, è arrivato il momento di rispondere alla seconda domanda che ha animato questo approfondimento sulle fabbriche dismesse dietro via Milano: cosa ne sarà di quest'immensa area abbandonata?
Per farlo dobbiamo tornare un po' più indietro rispetto alle ultime novità. Il dibattito sul recupero delle aree industriali dismesse a Brescia comincia infatti negli anni Ottanta ma diventa una questione pressante solo nella seconda metà degli anni Novanta, quando vengono chiusi i grandi stabilimenti produttivi della zona: prima le acciaierie centrali (ATB, Bisider, Tubi Italia) a sud di via Milano e poi negli anni Duemila la zona ovest con Caffaro, Ideal Clima e Ideal Standard. «Si poneva un problema inedito per l’epoca e ci si iniziò a chiedere quale dovesse essere il ruolo dell’ente pubblico nei progetti del riuso delle strutture, che comunque restavano private» spiega Gianpiero Ribolla, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Brescia.
Tra i primi tentativi di re-immaginare l’area – ricapitolati da Ribolla nel volume «Brescia. Oltre via Milano» edito da BAMS – ci fu un progetto dello studio Gregotti Associati, guidato dall’archistar Vittorio Gregotti (quello della sede della Pirelli in Bicocca a Milano e della Banca Lombarda, poi Ubi e ora Intesa, a Brescia) su commissione dei proprietari delle aree, con Lucchini e Gnutti in testa.
La proposta però non piacque al Comune perché lo studio Gregotti puntava a eliminare gli edifici esistenti per fare spazio a strutture nuove, soprattutto commerciali, scavallando la griglia urbana. Passò invece l'idea dell’ufficio Urbanistica del Comune, più attenta al recupero degli edifici (qui compare per la prima volta anche l’ipotesi di realizzare il Musil nella ex Tempini). Questa venne poi sviluppata alla fine degli anni Novanta nel piano regolatore firmato dall’urbanista milanese Bernardo Secchi e nel successivo Piano Particolareggiato redatto da un pool di professionisti indicati in parte da privati e in parte dall’Amministrazione comunale che prevedeva il coordinamento del pubblico ma affidava la realizzazione al privato.
È lo stesso piano per intenderci che ha previsto la nascita del centro commerciale Freccia Rossa nelle strutture dell’ex Atb, delle strade così come le vediamo oggi in via Rose e via Dalmazia, dell’albergo AC Hotel sulla rotonda tra via Dalmazia e via Stefana e del grattacielo Skyline 18.
Cosa si pensa di fare dell’area
Cosa ne sarà di questi scheletri di cemento? La risposta breve è: si cercherà di demolirli e riqualificarne alcune parti.
A febbraio la Giunta ha avviato l’iter per una nuova variante al Pgt del 2016 che fra le altre cose ha aperto alla possibilità di realizzare un enorme parco fotovoltaico all’interno dell’ex Ideal Standard e che prevede di ridurre il perimetro dell'ex Ideal Standard e dell'ex Ideal Clima. L’idea originaria era di destinare l’area di 65mila metri quadrati al residenziale, ma «l’investimento nell’immobiliare in quella zona rischiava di andare a vuoto, anche perché la popolazione residente non sta crescendo a ritmi sostenuti e le nuove zone residenziali sono già state riempite» aggiunge Gianpiero Ribolla.
Ora la proposta è installare pannelli fotovoltaici sui 54mila metri quadrati dell’area, che riforniscano 6 megawatt a residenze, attività e imprese nei dintorni. Il partner probabile di questo progetto è A2a e come ha spiegato di recente Gianni Giordo, il contitolare della società Idea Srl che due anni fa ha acquistato l'area dell'ex Ideal Standard, il parco fotovoltaico potrebbe essere realizzato entro la fine del 2023. Nelle idee c’è anche l’intenzione di realizzare percorsi ciclopedonali di collegamento tra via Milano e la stazione Borgo San Giovanni.
Tra i problemi che lo ostacolano, c’è la permanenza nell’area di senzatetto e lo spaccio di droga, per cui la Loggia vorrebbe demolire l’ex palazzina degli uffici. Se il progetto di recupero non sarà realizzato entro tre anni, scatterà il meccanismo della pubblica utilità, per cui il Comune passerà a capo del progetto e le spese resteranno a carico della proprietà.
L’ex Ideal Standard è stata inserita anche nel «patrimonio edilizio dismesso con criticità», uno status previsto dalla legge regionale sulla rigenerazione urbana che consente di accedere a deroghe, incentivi, aumento dei volumi (tra il 10% e il 20%). Questo permetterà di demolire gli edifici in tempi più brevi: la legge dà tre anni di tempo ma se l’operatore lo fa in un anno ha diritto al 10% di volumetrie in più. Il 10 gennaio è iniziata la demolizione di uffici e capannoni, che ha come obiettivo ripulire gi spazi dai rifiuti accomulatisi negli anni e spogliare la struttura da impianti, cavi e apparati merallici. Questa prima fase dovrebbe completarsi entro l'estate. A quel punto dovrebbe subentrare A2A, che acquisirà le quote di Idea srl e realizzerà il parco fotovoltaico. L'accordo però non è ancora stato chiuso, ma il sindaco di Brescia Emilio Del Bono si era detto ottimista.
Per quanto riguarda l’ex Ideal Clima, oggi in mano a un curatore fallimentare, è possibile che una porzione venga utilizzata come deposito dell’idrogeno verde che FerrovieNord potrebbe realizzare vicino alla stazione di Borgo San Giovanni, nell’ambito del progetto Hydrogen Valley.
Ad aprile sono ripresi i lavori del nuovo teatro Borsoni che dovrebbe nascere nell’ex palazzina d’ingresso entro la fine del 2023. L’area più a nord, che confina con il teatro, potrebbe essere acquisita dalla Loggia per creare un percorso interno che colleghi il teatro Borsoni alle Case del Sole e un muro che separi il teatro dai capannoni abbandonati.
Tutto dipende comunque dall’approvazione della nuova variante, che è stata adottata a gennaio dalla Commissione Urbanistica e dovrà essere approvata a fine mandato dell’attuale Amministrazione comunale, cioè entro le prossime elezioni amministrative del 14 e 15 maggio.
Gli ultimi sviluppi
Intanto un nuovo fondo è subentrato nei crediti di Banco BPM nei confronti di Basileus Spa, la società che gestiva il comparto Milano, riaprendo la possibilità che i lavori del comparto Milano possano riprendere seguendo il Piano attuativo approvato dalla Loggia nel 2018. Si vorrebbe realizzare due torri per residenze, uffici, alberghi e alloggi per anziani. Tra via Eritrea e via Vantini sono previste le «case nel parco», ma anche ristoranti, servizi, attività commerciali e artigianali. L’area tra via Vantini e via Stefana potrebbe ospitare la Cittadella dell’Innovazione Sostenibile, l’ambizioso progetto di Csmt e InnexHub che consiste nella creazione di un grande polo di rigenerazione urbana (si immagina su 50mila metri quadrati) destinato a laboratori tecnici e sperimentali, startup, imprese innovative e forme d’arte e di cultura.
È chiaro che tutto dipenderà dalle esigenze dei nuovi investitori e dalle opportunità di mercato. Il piano, per ora, resta sulla carta, mentre i grandi scheletri di cemento continuano ad accompagnare l'ingresso in città da ovest in un set straniante e desolato.
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