Iuschra, la ragazzina scomparsa e le grotte del Carso bresciano

Non si fermano le ricerche. La bambina potrebbe anche aver raggiunto i boschi di Caino, Nave o Vallio Terme
Soccorritori al lavoro per studiare il territorio carsico della zona di Serle - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Soccorritori al lavoro per studiare il territorio carsico della zona di Serle - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Doline, grotte, avvallamenti. Una settantina di accessi naturali, sparpagliati su quel monumento naturale che è l'altopiano di Cariadeghe di Serle, vasto 491 ettari, con quote che balzano da 600 a 1.200 metri di altitudine.

Il «Carso bresciano» è una delle aree più intricate in cui cercare una persona: tanto più se si tratta di una ragazzina, potenzialmente spaventata e affetta da autismo, come Iuschra, la piccola che manca all'appello dalle 12 di ieri. Proprio come cercare un ago in un pagliaio. Per questo il lavoro dei soccorritori non si è fermato neppure nella notte, dove si è lavorato soprattutto dal cielo, con l'impiego di uno speciale drone e di un elicottero messo a disposizione dall'Aeronautica Militare.

A far paura, pensando a dove Iuschra possa essere finita, è soprattutto la presenza di numerose cavità nel terreno, che portano a grotte anche piuttosto profonde e dalle pareti scoscese. «Omber» o «Büs» come li chiamano a Serle, dal nome piuttosto evocativo, «Büs del Zel» «Büs del Lat»... che da sempre vengono utilizzati per la conservazione del latte o dei latticini, delle carni o per mantenere il ghiaccio.

Spaventata - specie per aver incontrato i cani di uno dei due testimoni che ne hanno documentato il passaggio verso le 12 di ieri aiutando il lavoro dei soccorritori - potrebbe essersi infilata in uno di quegli anfratti in cerca di riparo. Come pure, essendo ottima camminatrice, potrebbe aver preso la via che conduce ai boschi di Vallio Terme, Nave o Caino.

 

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