Incidenti e sicurezza stradale: grafici e mappe per fare il punto

Con i dati Istat abbiamo analizzato la situazione in Europa, in Italia e nel Bresciano
Incidente stradale - © www.giornaledibrescia.it
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Incidenti, investimenti, morti sulle strade: spesso ci troviamo a fare la cronaca di tragedie, sfiorate o meno, che hanno quale teatro le strade del Bresciano.

Non è però un problema moderno quello della sicurezza perchè da quando l’essere umano ha iniziato a spostarsi con cavalli e carretti si parla di questo: Giulio Cesare nel 45 a.C. promulgò infatti la «Lex Iulia Municipalis» che conteneva anche regole riguardanti l’accesso e la conduzione dei carri all’interno dei centri abitati. In Italia si iniziò ad occuparsi di velocità sulle strade già nel 1865 e nel 1923 fu emanato un Regio decreto per disciplinare il traffico. Da allora si è lavorato sui veicoli montando, ad esempio cinture di sicurezza e sensori, ma anche sull’educazione e sulle strade (restringimenti di carreggiata, piste ciclabili, rotonde, dossi o multavelox). Per non parlare delle multe che mirano a sanzionare chi guida con il telefono o schiaccia troppo il pedale dell'acceleratore, tra le principali cause di morti.

Ecco che abbiamo cercato di fare il punto sulla sicurezza stradale utilizzando i numeri, i grafici e le mappe perchè se molto si è fatto, tanto si può ancora fare. E analizzare lo status quo ci aiuta a mettere a fuoco il problema.

Il primo dato che balza all’occhio è il numero dei morti che si è sensibilmente ridotto rispetto a 22 anni fa: nel 1998, anno nero per il Bresciano, i morti furono 266 mentre lo scorso anno le vittime sono state meno di un terzo, 83.

Ma andiamo con ordine: scorrendo i dati della serie storica riportata sul sito di Istat si può notare come in Italia il picco di incidenti, dal 1986 al 2018, sia stato nel 2002 quando gli incidenti furono 265.402. 

Per la Lombardia invece l’anno nero fu il 1991 quando non erano obbligatorie le cinture di sicurezza (lo diventarono il 14 aprile 2006) o i seggiolini auto. In quell’anno i morti raggiunsero quota 1197, ma non andò meglio nel 1999 quando furono 1087; dal 2001 i morti cominciano a scendere e così per 5 anni per poi tornare a crescere nel 2006 fino ad arrivare, fatta eccezione per lievi picchi nel 2012, 2015 e 2018, ai 427 del 2017. Per i feriti la fotografia non è molto diversa.

E Brescia, nonostante il parco auto in continua crescita e il volume di traffico, non è maglia nera in Regione se si guarda il numero degli incidenti ogni 100mila abitanti. Se, come immaginabile, il maggior numero di incidenti, nel 2018, è avvenuto a Milano (13.803), Brescia, con i suoi 3390 sinistri, è seconda in Lombardia, seguita da Bergamo.
Se poi questo dato viene rapportato al numero di abitanti la situazione si ribalta: Milano resta in testa, ma Brescia scivola sotto province ben più piccole come Mantova, Monza e Brianza, Cremona, Pavia o Varese.

Maglia nera in Lombardia per morti in incidenti ogni 100mila abitanti è Sondrio e, anche in questo caso, Brescia si piazza dopo Cremona, Mantova e Lecco, ma prima (ahimè) di Milano.
Interessante però anche dare uno sguardo agli altri paesi europei: e qui sono i paesi dell’ex blocco comunista a dimostrarsi meno virtuosi, mentre gli stati del Nord sono quelli dove la mortalità in incidenti stradali è più bassa.

Ma veniamo al Bresciano e andiamo a guardare la mappa degli incidenti del 2018: su 3.828 sinistri (nel 2017 furono 3.336) sono morte 85 persone.
Il comune dove si sono registrati più decessi sulla strada è Montirone, ma dobbiamo ricordare delle tragedia del 2 gennaio, che ha in qualche modo «falsato» il dato di quell’anno. Brescia è stata esclusa dalla mappa perchè con i suoi 8 morti e i 1075 feriti in 809 incidenti, rendeva la mappa dei Bresciano molto meno intellegibile

Dicevamo di come, nella riduzione degli incidenti e delle morti, abbiano contribuito diversi fattori come l’educazione, le campagne di prevenzione, la costruzione delle auto e i dispositivi di sicurezza montati a bordo, ma non possiamo dimenticare il lavoro che le amministrazioni stanno facendo per mettere in sicurezza tratti stradali particolarmente pericolosi, soprattutto per gli utenti deboli della strada, pedoni e ciclisti. Sono stati 73 i morti in bicicletta in otto anni nel Bresciano, quasi 10 all’anno. E, tanto per capire come va all’estero, a Oslo nel 2019 non ce n’è stato nessuno

Ecco che questa mappa, realizzata dal ricercatore Tommaso Sansone, ci racconta dei punti più pericolosi di Brescia per pedoni e ciclisti. L'obiettivo di questo ingegnere ambientale è «fare la differenza con i numeri» perchè non mentono. È stato Sansone a denunciare la pericolosità di via Flaminia a Roma un paio di mesi fa, prima che Gaia e Camilla venissero investite: «si può intervenire per tempo - dice il ricercatore milanese - laddove i dati ci danno un riscontro. Possiamo fare la differenza tra la vita e la morte».


Bisogna però dire che dal 2016 (ultimi dati Istat che riportano anche i luoghi precisi dei sinisti) ad oggi in città sono state realizzate diverse opere che mirano a mettere in sicurezza i ciclisti. Oggi la Leonessa ha 100 km di piste ciclabili, ma presto, secondo i piani della Loggia, si arriverà a 177. Durante l’estate è stato realizzato un percorso protetto da via Volturno a viale Venezia che si congiunge con la cosiddetta «tangenzialina» Volturno-Colombo.

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