Inchiesta Leonessa: 12 condanne fino a 7 anni e mezzo per frode

Concluso il dibattimento per il filone relativo alle fatture false: in tutto sono otto le assoluzioni
Il procuratore aggiunto Carlo Nocerino e il sostituto Paolo Savio, titolari dell’inchiesta - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il procuratore aggiunto Carlo Nocerino e il sostituto Paolo Savio, titolari dell’inchiesta - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Si è concluso con condanne tra i due e i sette anni e mezzo di carcere il processo a carico dei venti imputati, indagati nella tranche della maxi inchiesta Leonessa relativa alle fatture per operazioni inesistenti, che in questi mesi hanno affrontato il dibattimento e a metà del pomeriggio di ieri conosciuto il loro destino processuale.

Si tratta di coloro che hanno emesso fatture false, di coloro che le hanno annotate per abbattere l’imponibile fiscale e pagare meno tasse e di coloro che, nella triangolazione che spesso si realizzava per il tramite di versamenti su conti correnti aperti in paesi dell’est europeo, provvedevano a recuperare il denaro contante, a riportarlo in Italia a riconsegnarlo al beneficiario della fattura falsa decurtato della percentuale fissata per il servizio.

La condanna più pesante è toccata a Giovanni Fervorari, ritenuto dal sostituto procuratore Paolo Savio una delle menti dell’associazione per delinquere costituita per mettere a segno la maxifrode, ma condannato quale semplice partecipe. Sei anni e mezzo sono stati inflitti a Maurizio Gentilini, una delle «teste di legno» cui erano intestate tre società cartiere. Un anno in meno il tribunale ha invece comminato a Pierluigi Marchesi altro promotore dell’associazione per delinquere. A quattro anni e mezzo sono stati invece condannati Daniele Cancelli, Paolo Andreoli, Peppino Medici e Gianfausto Perosini partecipi a vario titolo del team della frode fiscale con ruoli che potevano andare dalla ricerca e dal trasporto di materiale in nero da vendere, alla intestazione di società specializzate in fatture false.

Per aver emesso fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, per circa 10 milioni di euro dal 2014 al 2016 Alitei Ionut invece è stato condannato a quattro anni di reclusione, sei mesi in più di Luca Beccalossi e Piero Pescatori imputati per lo stesso reato, ma per importi più contenuti. Attilio Raimondi e Oliviero Beccalossi, sempre per le stesse accuse, chiudono il primo grado con condanne rispettivamente a tre e due anni di reclusione.

Otto in tutto le assoluzioni. A incassarle sono stati Antonio Baldassarri, Romano Bandera e Adamo Benzoni. Ma anche Renato Bertelli, Armando Padovani, Antonio Alessandro Ragni e Salvatore Salis; nel corso delle indagini Bertelli e Padovani due furono sottoposti agli arresti domiciliari, mentre per Ragni e Salis si aprirono le porte del carcere.

Nel maggio dello scorso anno, furono processati e condannati in abbreviato altri 10 imputati a pene comprese tra l’anno e 8 mesi e i sei anni e 8 mesi. La pena più alta fu comminata a Davide Janos Trombetta, uno dei vertici dell’associazione per delinquere. L’imputato, difeso dall’avvocato Jacopo Barzellotti, ha ottenuto il ridimensionamento della pena a 5 anni nel processo d’appello che il 19 gennaio si è chiuso con una sostanziale conferma delle condanne.

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