Il virologo: «Mascherine via subito, non hanno più senso»
Il dibattito sta animando anche i tavoli romani, specie dopo la conquista della tanto attesa «zona bianca»: utilizzare la mascherina, oggi, ha ancora senso? Secondo il professor Arnaldo Caruso, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia del Civile e presidente della Società italiana di virologia, «assolutamente no, non più». Il tema è ormai di scena da qualche giorno a Palazzo Chigi, dove sta prendendo via via sempre più piede l’idea di eliminare l’obbligo di utilizzo della mascherina all’aperto a partire dall’inizio di luglio (e non più dalla metà del mese, come inizialmente immaginato). La misura, che rappresenterebbe un simbolo, il segno tangibile di un ritorno alla normalità, è insomma ora ufficialmente allo studio dell’Esecutivo.
Togliere la protezione da naso e bocca non rappresenta un azzardo a vaccinazioni ancora in corso? «Io sono dell’idea che l’uso della mascherina non abbia più senso con il decrescere dell’infezione, quantomeno e soprattutto negli spazi aperti. Questo - spiega il professor Caruso - perché il virus ha perso forza e ci lascia pensare che il peggio sia ormai alle nostre spalle». La convizione del virologo si basa sui dati: «Sempre più spesso i campioni che analizziamo risultano avere una bassa carica virale, il che significa che pur risultando positivi hanno una scarsissima capacità di trasmettere l’infezione». Non solo. Un altro elemento per nulla secondario da tenere in considerazione secondo il direttore è il clima. «Attraverso uno studio che stiamo per pubblicare si accerta e si conclama la stagionalità del virus. Per questo - ribadisce - mantenere obbligatorio l’utilizzo della mascherina all’aperto è un’esagerazione». Il discorso è leggermente diverso, invece, se si guarda verso gli spazi chiusi: «In questo caso, per pura precauzione, nei luoghi in cui si riuniscono le folle come i centri commerciali o i supermercati ne manterrei l’uso in questa prima fase».
Ma quando si chiede se l’addio ai dispositivi di protezione individuale coincida di fatto con la tanto acclamata «immunità di gregge», il virologo ribatte: «L’immunità di gregge non ci sarà mai, perché significherebbe arrivare a una copertura del 95% dei soggetti di una comunità, una percentuale irraggiungibile. Questo anche solo considerando coloro che sceglieranno di non aderire alla campagna vaccinale che, bisogna sempre ricordarlo, è su base volontaria». Caruso appoggia la chiave di lettura divulgata dal prof. Silvio Garattini, ex presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. «La priorità dev’essere mettere in sicurezza le persone più fragili e gli operatori sanitari con la terza dose: tutti gli altri, se si dovessero infettare, non andranno incontro ad effetti gravi. In un momento in cui il virus circola poco ed è debole non potrà dare origine a episodi importanti. Serve concentrarsi, più che sull’obbligo delle mascherine e sulla campagna per i giovani, sulla risposta immunitaria per le categorie a rischio».
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