Il vescovo Tremolada: «Dalla croce la risposta contro il male»

In Cattedrale la celebrazione della Passione: «È difficile per ognuno di noi cambiare, ma in gioco c’è il nostro destino»
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
  • La celebrazione della Passione in Cattedrale
    La celebrazione della Passione in Cattedrale
AA

Un gesto profondamente radicato nella devozione popolare, un gesto che deve però ancora subire le limitazioni imposte dalla pandemia. E così pure quest’anno non è stato possibile accostarsi al crocifisso per il tradizionale bacio durante le celebrazioni del Venerdì Santo. In cattedrale lo ha fatto solo il vescovo Pierantonio Tremolada, che attraverso la sua riflessione si è soffermato proprio su questo gesto.

Affetto e gratitudine

Come e perché baciamo il crocifisso? «Sono tre le parole a cui dobbiamo fare riferimento - ha sottolineato il pastore della Chiesa bresciana -:affetto, gratitudine e adorazione». L’affetto, ha proseguito, «perché con il bacio noi esprimiamo affetto verso qualcuno a cui vogliamo bene, è il segno di un legame. La gratitudine, la riconoscenza verso colui che "li amò sino alla fine". E infine l’adorazione, ciò che più ha a che fare con la natura di Gesù, il suo essere il redentore, il nostro salvatore».

Nella Pasqua, nel Messia, «c’è il riscatto dal male che ognuno di noi ha dentro, sappiamo bene quanto sia difficile cambiare. Ma dobbiamo sforzarci di farlo, in gioco c’è il nostro destino e quello dell’umanità». Il messaggio del Cristo in croce, ha spiegato il vescovo Tremolada, «ci racconta di un uomo innocente che subisce una violenza totalmente ingiusta: viene disprezzato, umiliato, percosso e infine ucciso. È la rappresentazione del male del mondo, dell’ingiustizia del mondo. Ma Gesù non è stato sconfitto, anzi, è lui che ha redento il mondo con l’amore che salva l’umanità». La crudeltà che ha colpito Cristo ha subito portato alla mente la tragedia del popolo ucraino. Un popolo martoriato costantemente nei pensieri del vescovo Tremolada. Lo ha voluto testimoniare anche durante la celebrazione del Giovedì Santo, tra coloro che hanno incarnato gli apostoli, per il gesto della lavanda dei piedi, anche una madre ucraina con il suo bambino.

Il pastore della Chiesa bresciana ha così, appunto, voluto ribadire una volta in più la vicinanza - sua, della Chiesa, di tutti i bresciani - alle persone (e a un intero popolo) che da noi hanno trovato un tetto e vicinanza umana.

Turbamento

«Questa nuova esperienza della guerra in Ucraina ci provoca turbamento, siamo choccati e scossi profondamente - ha detto il vescovo nell’intervista pubblicata ieri sul Giornale di Brescia e andata in onda ieri sera a "Messi a fuoco" su Teletutto -. Siamo sconcertati dall’insensatezza di quello che sta accadendo. Potremmo cedere allo sconforto, ma proprio la Pasqua che stiamo vivendo in questi giorni ci ricorda che l’amore vince, questa è la speranza cristiana. È certo difficile pensare questo di fronte a quello che vediamo, ma è nostro dovere continuare a credere convintamente che il bene può, e deve, trionfare».

Il vescovo Tremolada ha poi lodato l’accoglienza dei bresciani («testimonia che la vita è più forte della morte»), un’esperienza da cui «trarre una lezione importante anche per il futuro». Alla domanda su cosa direbbe a un ragazzo russo e a uno ucraino, monsignor Tremolada ha così risposto: «Direi loro che, per quanto ora appaia difficile, devono stringersi la mano, devono trovare la forza (insieme) di guardare avanti. Devono parlare, capirsi, perdonarsi. Non devono reagire istintivamente. Solo loro possono farlo, sono loro il futuro, il tempo guarirà le ferite, ma devono i giovani capire che l’odio tra i popoli porta solo dolore ed è contro l’essere umano stesso».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato