Il vescovo: «La pace della Pasqua per ogni sofferenza»

Il messaggio di monsignor Tremolada durante la veglia di Pasqua celebrata in Duomo, con un pensiero alla guerra in Ucraina
  • La Veglia pasquale in Duomo celebrata da monsignor Tremolada
    La Veglia pasquale in Duomo celebrata da monsignor Tremolada
  • La Veglia pasquale in Duomo celebrata da monsignor Tremolada
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    La Veglia pasquale in Duomo celebrata da monsignor Tremolada
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Siamo quotidianamente alla ricerca di parole che ci diano speranza. Prima era la pandemia (che ora ha certo rallentato la sua corsa ma non è ancora un ricordo), poi è arrivata la guerra con la tragedia immane di cui è vittima il popolo ucraino.

Sarebbe quindi facile, e molto umano, cadere in preda alla sconforto. Ma così non deve essere, «il mistero della Pasqua, con il Cristo morto e risorto ci dà molto di più di una parola di speranza - ha detto il vescovo Pierantonio Tremolada -, è la speranza che viene dall’amore di Dio». Quindi il riferimento alla situazione attuale, non solo alla guerra: «Vogliamo augurarci che la pace della Pasqua sia sperimentata da tutti, anche da chi vive sofferenze più nascoste, ma non per questo meno pesanti e faticose. Dalla Pasqua arriva la forza interiore, spirituale, quella consolazione che è supporto per affrontare la nostra vita».

Il vescovo Tremolada ha celebrato stasera in Duomo la veglia pasquale nella notte santa, un momento sempre carico di intensità spirituale e di fascino, con i numerosi che sono entrati in chiesa con la candela accesa al grande braciere posto sul sagrato:la luce di Cristo che rischiara le tenebre. Domani mattina alle 10.30, sempre in Duomo il solenne pontificale di Pasqua presieduto dal vescovo Tremolada, la messa sarà trasmessa in diretta da Teletutto.

La Settimana Santa ha vissuto molti momenti significativi con il pensiero costantemente rivolto al terribile conflitto ucraino. Come la sera del Giovedì Santo, con quella lavanda dei piedi che era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, a compierla erano i servi nei confronti dei padroni; ma durante l’ultima cena Gesù ribalta questa prospettiva, lavando lui i piedi ai suoi discepoli. E a distanza di duemila anni, il ricordo di quel gesto ha ritrovato pienamente il suo significato di accoglienza: tra coloro che hanno incarnato gli apostoli durante la celebrazione in cattedrale anche una madre ucraina con il suo bambino. Il vescovo Tremolada ha così voluto ribadire una volta in più la vicinanza - sua, della Chiesa, di tutti i bresciani - alle persone (e a un intero popolo) che da noi hanno trovato un tetto e vicinanza umana. Oltre alla mamma e al suo piccolo, tra gli «apostoli» persone che hanno avuto dalla vita un carico di sofferenza in più.

Il vescovo ha parlato della guerra anche durante l’intervista che ci ha concesso nei giorni scorsi. «L’esperienza della guerra in Ucraina ci provoca turbamento, siamo choccati e scossi profondamente - ha detto il pastore della Chiesa bresciana -. Siamo sconcertati dall’insensatezza di quello che sta accadendo. Potremmo cedere allo sconforto, ma proprio la Pasqua che stiamo vivendo in questi giorni ci ricorda che l’amore vince, questa è la speranza cristiana». Sulla strada da seguire: «Siamo di fronte a un’invasione, al diritto alla vita che viene leso. Il popolo aggredito deve difendersi, la legittima difesa è indiscutibile. Ma qui serve un supplemento di riflessione, dalla legittima difesa può partire un’escalation di violenza che può portare verso scenari che non vogliamo nemmeno immaginare. Bisogna trovare il giusto equilibro, e questo giusto equilibro lo si può trovare attraverso il dialogo, l’incontro, la diplomazia. La strada delle armi appare la più facile, non lo è. Un popolo aggredito deve potersi difendere, ma solo la diplomazia può riportare in quella terra martoriata la pace. L’odio tra i popoli non porta la pace».

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