Il coraggio si fa dono: aiutiAMObrescia «modello esemplare»

Presentato in Sala Libretti il libro che rilegge l’impresa. Camadini (Editoriale Bresciana): «Aiuta a non dimenticare»
QUANDO IL CORAGGIO SI FA DONO
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«AiutiAMObrescia è il balzo di una leonessa ferita che si difende. È uno spazio vuoto che si riempie. È il vicino di casa che ti sorride e ti sostiene. È una rete senza buchi. È una città che cammina e si rialza. È una pietra che rotola generando un’eco che si diffonde».

La definizione della raccolta fondi di GdB e Fondazione della Comunità Bresciana data dal medico Pierangelo Guizzi (consigliere della onlus) sintetizza il valore del coraggio che si fa dono al punto da diventare «un modello virtuoso per la società del domani». È stata scelta per la controcopertina del libro curato dall’Alta scuola per l’ambiente (Asa) dell’Università Cattolica, e scaricabile qui in formato digitale, che «offre una lettura, dal valore scientifico, di ciò che abbiamo vissuto e aiuta a non dimenticare».

L’ha sottolineato Pierpaolo Camadini, presidente di Editoriale Bresciana, ieri nella Sala Libretti del GdB, durante la presentazione del volume (intitolato «#aiutiAMObrescia - Quando il coraggio si fa dono» e disponibile gratis sul nostro sito seguendo il Qr Code presente in questa pagina) che si conclude, appunto, con le parole di Guizzi, e si apre con il famoso scatto firmato dal nostro fotografo Gabriele Strada. Contiene, per due terzi delle pagine, i nomi e i cognomi degli oltre 58mila autori delle donazioni che hanno permesso ad aiutiAMObrescia di raccogliere più di 18,8 milioni di euro.

Il disegno dedicato ad aiutiAMObrescia da Michele Consoli
Il disegno dedicato ad aiutiAMObrescia da Michele Consoli

Riporta i volti di chi ha operato dietro le quinte. E riferisce - grazie al lavoro coordinato da Roberto Zoboli e Pierluigi Malavasi, direttore e delegato del rettore dell’Asa, e seguito da Valentina Meneghel - i punti di forza della grande impresa «scritta col cuore il cui valore è esemplare oltre ogni confine», ha detto il prof. Malavasi. Un’impresa - terza in Italia per risultato - che ha generato una «straordinaria mobilitazione. Se tutti gli italiani si fossero comportanti come i bresciani la raccolta fondi della Croce Rossa non avrebbe fruttato 48 milioni di euro, bensì 898 - ha spiegato Meneghel -. Merito della fiducia riposta nelle due realtà che l’hanno lanciata, del lavoro del Comitato di coordinamento e della narrazione chiara, trasparente e puntuale eseguita dai mezzi dell’Editoriale Bresciana». Una narrazione del bene «che ha reso il virus, e non la persona, il soggetto vulnerabile».

In tanti, coordinati dal direttore del GdB Nunzia Vallini, ieri in Sala Libretti hanno applaudito, a vario titolo all’operazione. Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst Spedali Civili, ha osservato che in aiutiAMObrescia «c’è qualcosa di straordinario, tipico dei bresciani, che ha un valore universale». Qualcosa dal quale «trarre insegnamenti per costruire la società del futuro. Perché questa operazione è stata in grado di trovare la soluzione migliore per affrontare il problema».

Fausto Pedrotti, funzionario della Protezione civile provinciale, è ricorso all’immagine della bicicletta per descrivere l’impresa: «Pedalavamo al buio, aiutiAMObrescia è stata la nostra luce: quando il dipartimento riusciva a fornirci solo duemila mascherine, la raccolta fondi ce ne ha consegnate 24mila e poi altre e altre ancora». Michele Consoli, giovane vignettista di Iseo, l’ha disegnata come «un ponte levatoio che respinge il virus dal castello, simbolo delle virtù dei cittadini che hanno reso grande l’iniziativa».

Ringraziamenti sono arrivati dall’Unione provinciale degli istituti per anziani («AiutiAMObrescia ci ha sostenuti quando ci sentivamo dimenticati dalle istituzioni», ha detto la presidente Chiara Benini) e dalla Fondazione Ferrari. Figure cardine dell’operazione - come Alberta Marniga, presidente della Fcb, Enrico Zampedri, coordinatore del Comitato di coordinamento, Giancarlo Turati, responsabile della logistica, e Bortolo Agliardi, titolare del magazzino che ha ospitato i doni - hanno ricostruito i dettagli di questa straordinaria esperienza.

Che ha visto mobilitarsi anche studenti, come Stefano D’Amico, e forze dell’ordine. Come i carabinieri guidati dal colonnello Gabriele Iemma che hanno usato anche l’elicottero per consegnare macchinari salvavita acquistati grazie al coraggio dei bresciani. Un coraggio che si è fatto dono, esemplare, per gli altri.

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