Il 70% dei bresciani dichiara meno di 26mila euro l’anno e solo l’1% supera i 120mila

Quanto guadagnano i bresciani? Siamo terra di paperoni? La fotografia (quella ufficiale ovviamente) arriva dalle dichiarazioni Irpef presentate nel 2022, con riferimento all’anno di imposta 2021. I dati sono piuttosto eloquenti e ci raccontano di un provincia ricca dove, comunque, marcate sono le diseguaglianze, al netto della evasione fiscale.
Le fasce
Per semplificare, statistiche che per propria natura sono complesse e di non immediata lettura, abbiamo tre blocchi di contribuenti: quasi il 70% dei bresciani (69,6%) dichiara redditi inferiori ai 26 mila euro lordi complessivi, mentre tra 26 e 55 mila euro si colloca un quarto delle persone fisiche (25,1%) e oltre 55 mila euro, complessivamente il 5,3% dei contribuenti. Parliamo di redditi Irpef dichiarati dai 913.863 contribuenti bresciani, per un ammontare complessivo che supera i 21,3 miliardi di euro e con un reddito medio di circa 23.364 euro. Medio, appunto. Che significa poco.
Medio poiché si ottiene dividendo l’ammontare dichiarato per il numero dei contribuenti che sappiamo, e non occorre essere fiscalisti, dispongono in misura assai eccentrica dei redditi. Perché se andiamo a vedere i dati delle dichiarazioni, suddivisi per classi di reddito dichiarato, il concetto di «reddito medio» si dissolve immediatamente.
Iniziamo col dire che, nel rispetto della privacy, non tutti i nostri 913 mila contribuenti sono classificati, poiché la base dati comunale prevede che laddove, per quello scaglione di reddito, ci sono meno di tre contribuenti il dato viene oscurato. Per effetto della privacy, che interessa ovviamente, solo i piccoli comuni bresciani, possiamo disporre dei dati relativi a 895.138 persone fisiche, che sono comunque la quasi totalità, il 98% del totale.
E, giusto per dare un’idea, il 70% dei contribuenti bresciani che dichiara meno di 26 mila euro lordi complessivi corrisponde a 622.782 persone fisiche. Di queste una parte rilevante, ben 320.282 persone fisiche, il 35,8% del totale, non arriva ai 15 mila euro annui mentre sono 302.500, il 33,8% del totale coloro che dichiarano un reddito compreso tra 15 mila e 26 mila euro. Un quarto dei contribuenti bresciani, il 25,1%, ben 224.934 persone fisiche, dichiara redditi compresi tra 26 mila e 55 mila euro.
Benessere
Oltre questa soglia, nell’area del benessere reddituale, si trovano 47.422 contribuenti, il 5,3% del totale. Di questi la maggior parte, 21.565, il 2,4% del totale, entra nello scaglione di reddito dai 55mila ai 75 mila euro, 16.341 contribuenti, l’1,8% del totale si colloca nello scaglione successivo, dai 75 ai 120 mila euro, e 9.516 persone fisiche, l’1,1% del totale supera questa soglia. Una piramide dei redditi che non è troppo dissimile da quella che si profila nella media nazionale, con il 73% dei contribuenti sotto i 26 mila euro, il 22% con redditi compresi tra 26 e 55 mila euro e il 5% oltre questa soglia.
Se guardiamo all’ammontare dei redditi dichiarati, i 622 mila contribuenti con meno di 26 mila euro dichiarano, complessivamente, 8,60 miliardi di euro, pari, mediamente, a 17.113 euro. Tuttavia giova considerare che, tra questi, gli oltre 320 mila contribuenti che non arrivano ai 15 mila euro dichiarano solo 2,28 miliardi, ovvero, mediamente, 7.459 euro. Il reddito medio sale per lo scaglione superiore, ovvero i 224 mila contribuenti con dai 26 ai 55 mila euro, che dichiarano 7,73 miliardi di euro per reddito medio che è nell’ordine dei 34.375 euro.
Va decisamente meglio per le 47 mila persone fisiche con redditi oltre questa soglia che, complessivamente, dichiarano 5.01 mld e, sempre mediamente, dichiarano un reddito di 105.681 euro. Tra questi i 9.516 contribuenti più ricchi, dichiarano un ammontare di 2,13 mld di euro, per un reddito medio che arriva a 224.144 euro. Grosso modo possiamo dire che i 9.516 contribuenti più abbienti dichiarano un ammontare di reddito che è pari a quello delle 320 mila persone che non superano i 15 mila euro. In altri termini il reddito medio dello scaglione più ricco vale, è proprio il caso di dirlo, 30 volte quello dello scaglione più povero. Trenta volte. E, anche nella considerazione delle medie, non è poco. Possiamo semplicemente chiamarle diseguaglianze.
Disparità
Diseguaglianze che crescono. Tra l’anno di imposta 2021 e il 2019, prima della pandemia, l’ammontare dei redditi dichiarati aumenta nominalmente del +4,6%, poco meno di un miliardo di euro. Ma, nel confronto tra il 2019 e il 2021, il blocco dei contribuenti con meno di 26mila euro vede scendere del -1,6% l’ammontare dichiarato mentre aumenta quello degli scaglioni centrali (+6,4%) e il reddito dei contribuenti con più di 75 mila euro aumenta, complessivamente del +17%.
Anche da noi quindi si verifica ciò che accade a livello nazionale. Detta semplicemente, anche se il tema è complesso: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. «La povertà e la diseguaglianza sono una piaga che si fa più profonda invece che alleviarsi» ammonisce papa Francesco. I crudi dati del Dipartimento delle Finanze richiamano, anche in una provincia ricca come la nostra, il tema, ineludibile, del crescente divario sociale. Un tema che dovrebbe scuotere le nostre coscienze.
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