I problemi dei tablet della Regione Lombardia nelle scuole

Sono costati 860 euro l'uno: c’è chi li usa in segreteria e chi nei laboratori, ma sono poco funzionali, dicono dagli istituti bresciani
CARI E POCO FUNZIONALI: TABLET REGIONALI NELLE SCUOLE
AA

C’è la scuola Montalcini di Montichiari che ne ha richiesti cinquanta alla Regione, ma per ora ne usa uno per la segreteria. Oppure c’è l’istituto comprensivo di Bovezzo in cui «stanno mettendo in atto il funzionamento dei tablet», un modo per dire che non li usano ancora in attesa di un laboratorio in cui piazzarli.

Rieccoci a parlare delle voting machine lombarde, usate un anno fa per il referendum sull’autonomia e finite in una sorta di buco nero fino a  martedì mattina, quando l’assessore al Bilancio Davide Caparini, Lega, ha risposto all’interrogazione del consigliere Pd Gianni Girelli fornendo un elenco degli oltre cinquecento istituti a cui sono stati inviati circa 16.600 apparecchi, con altri 2.500 ancora da spedire e 4.500 che restano alla Regione per eventuali voti referendari.

 

L’assessore Davide Caparini in Consiglio regionale con uno dei tablet
L’assessore Davide Caparini in Consiglio regionale con uno dei tablet

 

In totale i tablet sono 24 mila per 20,8 milioni di euro, e non 23 come scritto in precedenza, dato che alla società fornitrice, l’olandese Smartmatic, sono state fatte contestazioni che hanno abbassato il prezzo unitario, ha spiegato Caparini. Pari, comunque, a 860 euro: oltre il doppio di quanto costerebbe un semplice Apple o Samsung, per citare due tra i principali marchi.

Caparini ha difeso la spesa fatta dalla giunta Maroni e la scelta di convertire le macchine votanti in materiale informatico per le scuole, sostenendo «che il 71% degli istituti le utilizza» con un 62% di soddisfatti per il loro funzionamento.

 

L'ex presidente Maroni il giorno della consegna dei primi tablet alle scuole
L'ex presidente Maroni il giorno della consegna dei primi tablet alle scuole

 

Chiamando alcune delle settantacinque scuole bresciane che le hanno richieste, comunque, emerge uno scenario quantomeno problematico. Al liceo Leonardo di Brescia questi tablet riadattati con sistema operativo Linux vengono sfruttati per i laboratori linguistici, dato che «hanno una funzionalità limitata», come spiega il dirigente Massimo Cosentino. Il liceo Camillo Golgi di Breno, invece, detiene il record provinciale di apparecchi, 120. Qui gli studenti li fanno funzionare quando le aule informatiche sono piene. «Sono difficili da usare, ma alla fine è meglio averli che non averli», dice il preside Alessandro Papale, che invita anche i colleghi che hanno avuto problemi con il touch, piuttosto lento, a togliere la pellicola protettiva dallo schermo «per migliorare le performance». C’è poi chi è ancora in attesa di riceverli, dopo la richiesta inoltrata mesi fa, come il Perlasca di Vobarno, mentre all’istituto comprensivo di Pralboino la situazione è grama. «Diciamo che li usiamo poco, non hanno migliorato le nostre risorse informatiche, dice la dirigente Alessandra Ferrari. Tutto ciò per una spesa che, calcolando solo i 2.637 dispositivi nella nostra provincia, ammonta a circa 2,3 milioni di euro

 

Il frame di un video di M5S sui tablet usati per il referendum
Il frame di un video di M5S sui tablet usati per il referendum

 

D'altronde, i problemi tecnici erano noti. Tra le altre cose: pesano 2,5 chili, si scaricano rapidamente, il touch screen è lento, hanno bisogno di mouse e tastiera per funzionare bene, non supportano programmi comuni come Word.

Durante l’audizione in Consiglio, Caparini ha anche esortato gli istituti a approfondire il tema di Linux e dei software open source, come fatto nel Mantovano grazie ad un gruppo di linuxiani locali. Poi ha anche auspicato che in futuro il voto elettronico possa essere sempre più utilizzato in Italia, a partire dalla Lombardia, dove è stato introdotto per una sorta di scambio tra Lega e Cinque stelle: in cambio dell'appoggio al referendum sull'autonomia voluto dal Carroccio, i consiglieri pentastellati hanno ottenuto la possibilità di abbandonare carta e matita. Ora siamo però di fronte a un paradosso sottolineato da Girelli: se volessimo ripetere l'esperienza in regione, dovremmo spendere altri venti milioni per nuove macchine votanti? Visti i risultati, al prossimo giro è meglio pensarci due volte prima di mandarle alle scuole. 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia