Giornalismo on-line, la lezione di «Open» e «Il fatto quotidiano»

Gomez e Corcione hanno parlato agli studenti della Cattolica dell'informazione digitale
Gomez all'Università cattolica di Brescia  © www.giornaledibrescia.it
Gomez all'Università cattolica di Brescia © www.giornaledibrescia.it
AA

«Non lo so, mi sembra un pannicello caldo. Speriamo che tutto questo non porti alla censura». Parola di Peter Gomez, direttore del Fatto Quotidiano on line e di FQ Magazine, ospite mercoledì mattina della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Brescia, che a margine dell’incontro con gli studenti del corso di laurea in Scienze e tecnologie delle Arti e dello spettacolo, ha commentato l’approvazione della riforma sul copyright da parte del Parlamento europeo.

Insieme a Massimo Corcione, storica firma di Mediaset, oggi direttore di Open.online, il sito di news lanciato da Enrico Mentana, Gomez ha parlato agli studenti nel consueto appuntamento primaverile con i protagonisti del mondo della comunicazione, delle arti, dello spettacolo, organizzato dai docenti dello Stars, intitolato «L’informazione va on line», dedicato all’inarrestabile digitalizzazione del giornalismo.

«Il web – ha detto Gomez ai ragazzi – a differenza degli altri mezzi di informazione, ti permette di raggiungere più persone possibile e ti consente di farlo con alcuni vantaggi rispetto alla carta e alla televisione: utilizzare diversi metodi per comunicare, mischiandoli insieme. Da questo punto di vista, quindi, è molto creativo. Ma è meno remunerativo. Ma questo non importa – ha scherzato Gomez – non è che facciamo i giornalisti per comprarci la barca a vela».

Corcione ha invece raccontato la sua nuova esperienza da direttore di una testata on line dopo anni diviso tra la carta stampata e la televisione. Ai ragazzi ha consigliato di non fermarsi ad un mezzo piuttosto che ad un altro: «saper scrivere non basta – ha spiegato –. Chi ha l’ambizione di entrare nel mondo del giornalismo deve sapere anche utilizzare una telecamera e montare un servizio: non serve una laurea o un master. Fermo restando che a fare la differenza alla fine sarà sempre la passione che uno ci mette».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia