Già 80 incendi da inizio anno: in fumo migliaia di ettari di boschi

Nel Bresciano, per spegnerli, sono serviti ben 4.293 volontari, 1.984 vigili del fuoco e centinaia di mezzi
Le fiamme divampate a febbraio a Berzo Demo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Le fiamme divampate a febbraio a Berzo Demo - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Ottanta incendi da inizio anno hanno mandato in fumo migliaia di ettari di boschi, prati e pascoli nel Bresciano. Nell’infernale classifica delle province lombarde, questa volta Brescia svetta in negativo: dei 333 roghi da gennaio a maggio, come detto, sono ottanta quelli che hanno il nome di una località della nostra provincia, seguita da Bergamo con 74, Como con 57 e Varese con 50.

Il meteo

Al di là dei numeri, l’estrema siccità del periodo, unita al vento, che in quota ha spirato forte, e purtroppo alla sempre diffusa abitudine di accendere fuochi di ripulitura, oltre che alla mano scellerata dell’uomo, ha distrutto alcune migliaia di ettari di territorio, oltre ottocento solo in Valcamonica.

In alcuni casi, solo l’arrivo della pioggia è riuscito a placare le fiamme: mai come nei mesi scorsi, con il sottobosco asciutto come non mai, si sono viste fiamme tanto alte e veloci. Tutti i territori della provincia sono stati toccati, soprattutto le tre Valli, ma anche la città, dove il colle della Maddalena si è tinto di arancio e nero per giorni. Solo da qualche giorno la Regione ha chiuso lo stato di alto rischio d’incendio boschivo in Lombardia per la stagione invernale e primaverile, istituito il 28 gennaio. La situazione meteo di questi giorni, con piogge e umidità, fa riscontrare pericoli molto bassi.

Le forze in campo

Ingenti le risorse messe in campo per spegnere tutti i 333 focolai: 4.293 volontari dell’antincendio boschivo, 1.984 vigili del fuoco e 191 unità del corpo forestale dello Stato, oltre a 219 elicotteri regionali e 59 mezzi del centro operativo aereo unificato. Si è partiti subito, già il primo giorno dell’anno, nei boschi sopra Edolo, impegnando per 24 ore una trentina di volontari. L’ultimo è stato a fine aprile sempre in Valcamonica, a Piancamuno, dove sono servite oltre venti ore di lavoro e trenta volontari, una decina gli ettari in fumo.  A fine aprile si sono visti comignoli alzarsi di nuovo anche dai boschi di Sonico, per la ripresa delle fiamme del devastante incendio che, alcune settimane fa, si è portato via oltre duecento ettari in Val Rabbia.

L'ombra del dolo

Stando a chi indaga, in molti casi si è trattato purtroppo di incendi dolosi. Solo la tempestività d’azione e la sintonia del sistema di antincendio boschivo regionale con le squadre dei vigili del fuoco e del corpo forestale hanno scongiurato danni a persone e abitazioni. «Ringrazio i volontari che hanno lavorato senza sosta durante tutte le operazioni di spegnimento - dice l’assessore regionale alla Protezione civile Pietro Foroni -: per la salvaguardia delle aree boschive sarà bene proseguire nelle attività di monitoraggio, per prevenire ulteriori criticità che si potranno ancora presentare». La speranza è ovviamente che questo 2021 possa ora segnare un’inversione di tendenza sul fronte incendi.

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