Gandolfini al Colle? «A disposizione del bene del Paese»

Lo ritiene uno scenario improbabile, ribadisce che di una sua acclamazione al Colle fosse «totalmente all’oscuro», ma non nasconde che trovarsi nella lista dei desiderata sia decisamente «un buon segno», perché significa che i cittadini-elettori stanno lanciando un chiaro appello alle istituzioni: il richiamo ai valori pro vita e pro famiglia.
Lui è il dottor Massimo Gandolfini, volto e voce dell’associazione Family Day e neurochirurgo in Poliambulanza, e una parte del mondo Cattolico lo vedrebbe bene a Roma, pronto a prendere il testimone di Sergio Mattarella come Capo dello Stato. I suoi «spin doctor» hanno già anche lo slogan pronto: «Un chirurgo per ricucire l’Italia». Un tentativo, quello di mettere sul tavolo per la presidenza della Repubblica la candidatura del neurochirurgo bresciano, per evidenziare quanto a una parte dell’area cattolica stia stretta la scelta ingabbiata tra le sole tre opzioni in pole: l’attuale premier Mario Draghi, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e quel generico «una donna» che spesso compare nei sondaggi non senza fare discutere.
È questa la chiave di lettura che lo stesso Gandolfini fornisce, aggiungendo tuttavia una precisazione: «Al di là della mia persona - sottolinea - è significativo che il mondo cattolico voglia fare sentire la sua voce per ribadire, in sostanza, la centralità dei valori chiave: la difesa della famiglia e della vita sono principi che vanno tutelati. La nostra Costituzione è scritta su questi pilastri proprio perché sono questi che contano: questi, non altri».
Gandolfini - che negli anni non ha mai ceduto alle lusinghe dei partiti che hanno tentato di arruolarlo - lo esplicita senza giri di parole: «Un attuale leader in grado di portare avanti socialmente questa politica culturale si fa onestamente molta fatica a capire dove sia. Ecco perché il mondo che ruota attorno ai principi del Family Day trova in me una persona a cui riferirsi, perché individuarne un’altra tra le istituzioni, ora, è molto difficile».
Se il filo logico che può aver guidato parte del popolo cattolico a pensare a lui non lo stupisce, il neurochirurgo confessa invece di essere rimasto «sbigottito, in un primo momento» leggendo nero su bianco il suo nome: «Non parlerei di candidatura, bensì del tentativo di tirare un sasso nello stagno». Una sorta di appello di una fetta di italiani alle forze politiche, «come a dire: per l’elezione del Capo delloStato non si deve e non si può prescindere dai nostri valori, che sono gli stessi che un presidente deve incarnare, perché non sono un semplice accessorio ma riferimenti ai quali il mondo che crede nella famiglia tiene. Qualche nome che potrebbe incarnarli ce l’ho» ammette Gandolfini. Un’autoesclusione categorica dal toto nomi per il Colle? Non proprio: «Penso sia improbabile che possa accadere e non mi paragono a Draghi - conclude -. Ma, come dice anche lui, io sono a disposizione del bene del Paese. Anzi: ne sarei onorato».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
