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Come funziona l'elezione del presidente della Repubblica

Verso il 24 gennaio: cosa succede nell'Aula di Montecitorio, tra votanti, scrutini e modalità di spoglio
L'insalatiera, la tradizionale cesta di vimini in cui vengono infilate le schede piegate in quattro - Foto Ansa/Claudio Onorati © www.giornaledibrescia.it
L'insalatiera, la tradizionale cesta di vimini in cui vengono infilate le schede piegate in quattro - Foto Ansa/Claudio Onorati © www.giornaledibrescia.it
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Il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato la data: la prima convocazione per l'elezione del successore di Sergio Mattarella è fissata per lunedì 24 gennaio alle 15. Vediamo allora come funziona l'elezione del presidente della Repubblica.

Il presidente della Repubblica è eletto nell'Aula di Montecitorio dal Parlamento in seduta comune, integrato da 58 rappresentanti delle Regioni: ogni regione ne elegge tre con l'eccezione della Valle d'Aosta che ne elegge uno. La seduta comune del Parlamento è presieduta dal presidente della Camera. Di solito l'Aula di Montecitorio viene opportunamente risistemata per consentire a tutti i «grandi elettori» di prendere posto, ma a causa del Covid è difficile che per questa elezione sarà consentito a tutti i grandi elettori di restare in Aula.

Quanti sono gli elettori

Quest'anno i grandi elettori saranno 1008 o 1009 (dipende se sarà procalmato prima del 24 gennaio il seggio del dem Porta subentrante a Adriano Cairo).

I quorum

La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l'elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell'Assemblea, che questa volta è di 672 (o di 673 voti). Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea, pari a 505 voti. Non c'è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un'unica seduta anche se si sviluppa in più giorni.

La votazione

Per consuetudine votano prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La «chiama» dei grandi elettori è ripetuta due volte. Ognuno, per assicurare la segretezza del voto, entra nelle cabine poste sotto il banco della presidenza, dette «catafalco», e scrive il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli viene consegnata dal commesso e che è timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l'elettore deposita la scheda, ripiegata in quattro, nell'urna di vimini e raso verde, ribattezzata «l'insalatiera», davanti alla quale c'è un segretario di presidenza.

Lo spoglio

È fatto dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell'ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori. Nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro era presidente della Camera e lesse le schede della votazione che lo portò al Quirinale; ma, poco prima che il quorum fosse raggiunto, lasciò il posto al vicepresidente della Camera, Stefano Rodotà, e aspettò il risultato definitivo nel suo ufficio.

I risultati

Per ogni votazione vengono letti all'Assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi.

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