Fuga dal lockdown: l’epopea di Chiara da Londra a Brescia

La ricerca affannosa di un volo per tornare a casa, le cancellazioni all'ultimo minuto e la caccia al mezzo di trasporto
Chiara Mariottini, 27 anni, era a Londra per perfezionare l'inglese - © www.giornaledibrescia.it
Chiara Mariottini, 27 anni, era a Londra per perfezionare l'inglese - © www.giornaledibrescia.it
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Prima una quarantena preventiva. Poi l’annuncio di Boris Johnson sull’immunità di gregge. Quindi la ricerca affannosa di un volo per tornare a casa, le cancellazioni all’ultimo minuto e la fuga improvvisata con la caccia a un mezzo di trasporto. È l’epopea di Chiara Mariottini, 27enne bresciana di stanza a Londra da gennaio. Un periodo all’estero per migliorare l’inglese che però nel giro di pochi mesi si è trasformato nell’incubo del lockdown a causa dell’emergenza coronavirus.

«Ero tornata in Italia per motivi famigliari poco prima che scoppiasse la vicenda di Codogno - racconta -. Al rientro in Inghilterra, ho dovuto mettermi in quarantena per 14 giorni. Ma non immaginavo che la situazione degenerasse in questo modo. Così, quando hanno cominciato a chiudere anche le scuole di Londra, è arrivato il momento delle riflessioni. Non sapevo cosa fare - prosegue Chiara -, il mio corso era stato sospeso ma ero un po’ spaventata, perché non avevo idea di come funzionasse il sistema sanitario inglese. In più la gente, compresi i miei coinquilini, continuava a vivere come se niente fosse. Ho iniziato ad avere tagli sulle mani da quanto le lavavo ossessivamente, ma nessuno intorno a me si preoccupava. Non c’era percezione del pericolo».

La spinta definitiva a decidere di tornare a casa - impresa non da poco, come già hanno raccontato gli studenti bresciani in Erasmus - è arrivata poi dal lockdown del governo britannico. Ma anche nel caso di Chiara la ricerca dei mezzi di trasporto ha incontrato subito più di un ostacolo: «Potevo scegliere tra un volo per Roma o uno per Nizza. Ho chiamato la Farnesina per chiedere consiglio ma mi è stato risposto che non sapevano come aiutarmi». Nella fretta, la bresciana ha quindi comprato un volo Alitalia diretto a Roma per il 25 marzo: «Costava quanto un aereo per New York, ma l’ho preso comunque - commenta -. Dopodiché ho iniziato a riempire gli scatoloni per trasferirmi definitivamente in Italia. Il giorno dopo mi è arrivata una mail: volo cancellato».

Così è scattata la rincorsa a quello che sarebbe diventato una sorta di viaggio della speranza. «Mi sono attaccata al telefono finché non ho trovato un altro volo e sono riuscita a partire il 26. Un viaggio orribile, mi sentivo soffocare con la mascherina e l’atmosfera era angosciante. Ma non era finita qui, perché una volta a Roma avrei dovuto prendere un Italo, che avevo prenotato. E invece? Cancellato pure quello». A nulla sono valse le richieste della madre alla Prefettura di poterla andare a prendere. Finché la soluzione è arrivata, per la precisione da un autonoleggio vicino alla stazione dei treni.

E così, a bordo di un’auto recuperata all’ultimo minuto, Chiara ha risalito mezzo Stivale ed è riuscita ad arrivare a Brescia. «Ed è stata anche la parte più tranquilla. Sulle autostrade circolavano solo gli autotrasportatori, non mi ha fermato nessuno». E adesso? «Mi sono messa in isolamento preventivo nell’appartamento di mia nonna. È un po’ pesante, ma almeno finalmente sono a casa».

 

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