Fuga all’estero, in cinque anni sono espatriati ventimila bresciani
La fuga continua. Un’emorragia di giovani, in gran parte laureati, che non accenna a fermarsi. Dai dati ufficiali dell’anagrafe dei residenti all’estero (Aire), nel 2021 i bresciani emigrati sono stati il 47,25% in più rispetto a quelli che sono partiti nel 2016. Con una perdita media di capitale umano, di competenze, di sguardo verso il futuro che è prerogativa delle giovani generazioni, di quasi cinquemila persone ogni anno.
Nel 2021 i bresciani iscritti all’Aire, dunque residenti stabilmente in altri Paesi da oltre un anno, erano 61.746. Di questi 10.498 erano residenti a Brescia città.
Emigrazione più contenuta in Regione Lombardia, ma pur sempre significativa: rispetto al 2016, nel 2021 (ultimo dato definitivo disponibile) la percentuale di chi ha deciso di andarsene è cresciuta del 30,58%.
Le seconde generazioni
Dalla nostra provincia partono anche gli italiani di origine straniera: molte famiglie, anche a causa delle difficoltà causate dalla pandemia, sono tornare nei Paesi di origine e solo con l’analisi dei dati dei prossimi anni si scoprirà se questi neocittadini decideranno di tornare. Di certo si sa che per molti giovani di seconda generazione il futuro è altrove. Dal dato reale emerge che il 40% di chi è emigrato da Brescia e provincia, pari dunque a circa 1500 persone l’anno nell’ultimo periodo, ha conseguito la cittadinanza italiana nel nostro Paese oppure è cittadino italiano figlio a sua volta di immigrati. Dunque, dei ventimila emigrati bresciani in più registrati nello spazio di tempo dal 2016 al 2021, ottomila sono figli di immigrati.
Voglia di andarsene
Il dato potenziale, invece, emerge dal Rapporto annuale Istat 2022 su Migrazioni e nuove generazioni: il 59% degli alunni stranieri delle scuole secondarie da grande vuole vivere all’estero contro il 42% degli italiani. Questo desiderio è più diffuso tra le ragazze (66,3%) rispetto ai coetanei maschi(52%). L’emigrazione bresciana non si discosta di molto dall’andamento di quella del resto del’Italia. Si concentra in prevalenza tra l’Europa (55,8%) e l’America (38,8%). Seguono l’Oceania (3,2%), l’Africa (1,3%) e l’Asia con lo 0,8%. Il Paese con più italiani è la Argentina, seguito da Germania e Svizzera anche se le principali mete di destinazione per gli emigrati degli ultimi anni sono Regno Unito (17,1%), Germania (16,9%), Svizzera (11,2%) e Francia (10,6%).
Il costo della fuga dei laureati
Ancora, un cittadino bresciano espatriato su tre ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni; la metà di questi ha conseguito la laurea, o un titolo superiore alla laurea, nelle università italiane. Perdite di persone, di potenzialità di crescita, di sguardo verso il futuro.
Quantificare il costo per lo Stato italiano della cosiddetta «fuga dei cervelli» non è facile. Il calcolo richiede l’analisi della spesa per istruire i giovani fino alla laurea e delle mancate entrate dovute alla loro fuga. Lo facciamo ricorrendo a «Education at a Glance 2019» il rapporto Ocse che analizza nel dettaglio i sistemi di istruzione dei Paesi sviluppati. Si evince che l’Italia spende circa 5.700 euro l’anno per studente delle elementari. Per le secondarie, cioè scuole medie e superiori, l’Italia investe circa 6.600 euro all’anno per giovane. Infine, è di circa 8.300 euro all’anno il costo che lo Stato sostiene per uno studente universitario. Sommando la spesa per i 18 anni minimi necessari per conseguire la laurea, la spesa statale per ogni laureato è di circa 108 mila euro.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
