Forza Italia prepara la resa dei conti: decisivo il vertice di fine mese

Dopo l'addio al governo Draghi e dimissioni di Mariastella Gelmini, gli azzurri bresciani: «Non saremo la succursale della Lega»
Il segretario provinciale di Forza Italia Alessandro Mattinzoli
Il segretario provinciale di Forza Italia Alessandro Mattinzoli
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In casa Forza Italia è tempo di domande su un futuro mai stato incerto come oggi. Il terremoto generato dalla doppia scossa, caduta del Governo Draghi - dimissioni di Mariastella Gelmini dal partito, ha lasciato il segno. Tra i forzisti bresciani c'è imbarazzo dopo la mancata fiducia alll’esecutivo. «Mi ha sorpreso di più la caduta del Governo che l'uscita della Gelmini» ammette Alessandro Mattinzoli, assessore regionale, coordinatore provinciale del partito, nonché gelminiano da sempre. «Sicuramente l'uscita dal partito della Gelmini sul nostro territorio ha ricadute ben più pesanti rispetto ad altre zone d'Italia. Lei era un riferimento. La sua scelta va rispettata perché sappiamo quanto sofferta».

Direttivo a breve

Ma sulla chat del provinciale - in cui sono iscritti tutti gli amministratori - l’ex ministra non avrebbe ancora comunicato nulla in merito alla sua decisione. E la domanda all'attuale coordinatore provinciale è d'obbligo. «Cosa faccio io? Non conta la mia scelta. Farò sicuramente delle riflessioni, ma oggi la domanda non deve essere se seguire o meno Mariastella Gelmini, ma dobbiamo capire che futuro avrà Forza Italia». Da qui la decisione di Mattinzoli di convocare per sabato prossimo 30 luglio alle 9 del mattino un direttivo. «Un’ occasione di confronto con tutti i nostri amministratori. La crisi di governo è incomprensibile per molti cittadini. Siamo in piena crisi energetica, idrica, internazionale. Senza dimenticare il Pnrr da portare a casa e la pandemia che torna a rialzare la testa. Io oggi come la gente temo per la tenuta del Paese» aggiunge Mattinzoli che boccia l'ipotesi di lista unica Lega-Forza Italia. «Sarebbe un errore perché si andrebbero ad appiattire le identità diverse come già accaduto con il Pdl».

Sulla stessa linea anche Paolo Fontana, segretario cittadino di Forza Italia. «Giusto e doveroso un confronto tra militanti ed eletti visto il momento difficile e la fuoriuscita di personaggi storici. Vogliamo capire se continuiamo ad essere un partito autonomo o se stiamo diventando una succursale della Lega sovranista di Salvini. Sarebbe un errore». 

Paolo Fontana
Paolo Fontana

I forzisti della prima ora 

E poi ci sono i forzisti bresciani della prima ora. Come Paola Vilardi che non si nasconde: «Avrei preferito che il Governo Draghi completasse il lavoro soprattutto per i fondi del Pnrr» afferma la consigliera comunale in Loggia, iscritta al partito fin dal 1994. Che sull'addio della Gelmini si limita a dire: «Da quando è nato questo partito mi hanno insegnato che il dissenso si esprime all'interno».

Paola Vilardi
Paola Vilardi

Mauro Parolini ha lasciato otto anni fa Forza Italia nella quale aveva militato fin dalle origini. «Io e la Gelmini non abbiamo mai avuto rapporti stretti, ma le riconosco impegno e capacità. Sono senza parole per come è finita l'esperienza Draghi. La rincorsa al consenso elettorale ha creato danni. Il futuro di Forza Italia? Era un grande partito che rappresentava il centro. Era».

Vigilio Bettinsoli
Vigilio Bettinsoli

Vigilio Bettinsoli, anche lui tessera di Forza Italia in tasca fin dalla nascita del progetto berlusconiano, non ha dubbi. «Che il partito non sia più quello delle origini è evidente. Sono in difficoltà. Mi fa piangere il cuore l'addio di Mariastella Gelmini perché si infrange un’esperienza politica. Lo scontro con la Ronzulli in aula? Berlusconi avrebbe dovuto avviare una consultazione prima di legittimarla a gestire i rapporti con gli alleati come ha fatto. Ma Berlusconi è così e decide da solo». Poi uno sguardo al futuro: «Siamo stati per anni un punto di riferimento del mondo moderato, ma nonostante tutto non credo che adesso ci sarà un fuggi fuggi generale».

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