«Forlani era il mio candidato, poi De Mita ci sorprese»

Corsa al Quirinale: l’elezione di Francesco Cossiga nel racconto del bresciano Andrea Bonetti, deputato Dc
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Dopo il settennato di Sandro Pertini, con la sua presidenza sopra le righe ma che ha dimostrato come la popolarità sia la vera arma in più del Capo dello Stato, i partiti vogliono tornare ad una sorta di normalità. Così il 24 giugno del 1985 al primo scrutinio il Parlamento elesse Francesco Cossiga.

Il ricordo di quella elezione è affidato ad Andrea Bonetti, deputato Dc tra il 1983 e il 1989 (VIII e IX Legislatura) ed eurodeputato tra il 1989 e il 1994.

Onorevole Bonetti, cosa ricorda dell’elezione di Francesco Cossiga?

Prima mi permetta un ricordo personale: ero stato eletto nel 1983 ed ero arrivato a Roma pieno di aspettative. Il giorno in cui ho messo piede alla Camera per la prima volta, l’ho fatto insieme a Casini, Cafarelli e Del Mese; tutti giovani deputati come me dell’area forlaniana. Ci eravamo trovati a Fiumicino e poi siamo andati insieme a Montecitorio.

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E venendo ai giorni del voto per il Colle?

In maniera un po’ naif ero convinto che Forlani potesse diventare presidente. Il mio ragionamento era semplice: De Mita aveva un accordo con Craxi per alternarsi a Palazzo Chigi quindi non aveva ambizioni sul Quirinale e anche Andreotti non era interessato all’incarico. I parlamentari di lungo corso, alla vigilia dell’inizio delle votazioni, avevano detto a noi giovani di portarci camicie di ricambio perché le votazioni sarebbero durate a lungo. Mi ricordo frasi come: «Passeremo un sacco di tempo in Parlamento, poi faremo cene insieme a discutere di politica». Non è andata esattamente così. Infatti ricordo che la sera prima del voto, Forlani aveva riunito la sua corrente di deputati e senatori e ci aveva detto che l’elezione del Presidente della Repubblica sarebbe servita a rafforzare il Governo. Io ero ancora convinto che lui sarebbe stato il candidato (e invece il momento giusto sarebbe stato sette anni dopo). Ma la mattina dopo alla riunione congiunta dei gruppi arriva il segretario De Mita che ci comunica dell’accordo fatto con Craxi e gli altri partiti di maggioranza e anche con il segretario del Pci Natta. E a quel punto che il candidato è Francesco Cossiga e che bisogna votarlo subito. Evidentemente anche De Mita non voleva far passare troppo tempo per non mettere a repentaglio l’accordo.

Quali sono i suoi primi ricordi di Cossiga?

Aveva vissuto molto pesantemente la morte di Moro. Da allora che non aveva quasi più fatto vita di partito e se ne stava relativamente ritirato. Certo lo vedevo in Parlamento ma era molto in disparte.

Che opinione ha della presidenza Cossiga?

Lo ricordo per il suo periodo di presidente picconatore. Mettendomi nella mentalità di allora, ero molto perplesso perché ero convinto che con le sue picconate stesse screditando il sistema politico oltre all’immagine della Presidenza della Repubblica, mentre da Capo dello Stato avrebbe dovuto contribuire a rafforzarlo. Ora, a distanza di anni, penso che Cossiga si fosse reso conto, prima di altri, che quel sistema dei partiti fosse in crisi profonda e che servisse un serio rinnovamento. Ma era tardi.

Cosa pensa del dibattito in vista dell’imminente elezione per il Quirinale?

Vorrei fare due considerazioni. La prima è che negli anni sono stati eletti presidenti considerati divisivi. A ben guardare lo è stato anche Sergio Mattarella visto che non era gradito a Berlusconi, dopo che nel 1990 aveva lasciato il governo Andreotti insieme ad altri quattro ministri, tra cui Martinazzoli, per la sua contrarietà alla legge Mammì che rinnovava l’ordinamento radiotelevisivo. La seconda è che da questo Parlamento frantumato ci si può aspettare di tutto. Mi sembra evidente che non esista più la fedeltà ad una linea di partito o al proprio segretario. Nel 1986 potevo anche non essere d’accordo, in linea generale, sulla scelta di Cossiga, ma una volta che De Mita ci ha indicato il suo nome, non ho avuto dubbi.

(2-continua. Qui la prima puntata)

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