Femminicidi: «Con il rito abbreviato, condanne inaccettabili»

Dura presa di posizione a Teletutto del giudice Lorenzo Benini, ospite della trasmissione Messi a fuoco
"CONDANNE INACCETTABILI"
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«È un tema molto delicato, doloroso e imbarazzante anche per un giudice. E il problema si chiama rito abbreviato. Quando si parla di una pena che da 24 anni diventa di 16 anni, probabilmente si passa dall’inferno al paradiso». È un affondo duro quello pronunciato venerdì sera dal giudice penale del tribunale di Brescia Lorenzo Benini durante la trasmissione Messi a Fuoco di Andrea Cittadini, che si occupato dei casi di femminicidio.

Il giudice, che nelle prossime settimane lascerà gli uffici bresciani, ha preso posizione sul tema delle condanne alla luce della riforma del rito abbreviato (che prevede lo sconto secco del terzo della pena), che non può più essere scelto nel caso di reati che prevedono l’ergastolo, se viene contestata all’imputato un’aggravante. «Il rischio che ci siano condanne inaccettabili - ha  insistito Benini - però esiste ancora». Il magistrato ha quindi fatto un esempio relativo ad un caso che ha sconvolto, quattordici anni fa, la nostra comunità: l’omicidio di Elena Lonati, uccisa a 23 anni dal sagrestano della chiesa di Santa Maria a Mompiano. «All’assassino non erano state contestate aggravanti, quindi, chiesto il rito abbreviato, come può avvenire ancora oggi davanti ad un caso uguale, parliamo di una condanna tra un minimo di 14 e un massimo di 16 anni. Una pena socialmente inaccettabile» ha ammesso Benini.

La trasmissione di Teletutto ha preso spunto dall’ultimo femminicidio avvenuto nella provincia di Brescia, l’uccisione della trentanovenne Francesca Fantoni di Bedizzole, trovata senza vita in un parco pubblico del paese. Oltre al giudice Lorenzo Benini, c’erano l’avvocato Alberto Scapaticci, legale della famiglia Fantoni, Graziella Vedovello, assessore ai Servizi Sociali di Bedizzole, e Mariasole Bannò, docente universitaria e componente dell’Osservatorio sugli studi di genere.

Sull’omicidio di Francesca Fantoni, Scapaticci ha ribadito tutti i dubbi della difesa rispetto a quanto avvenuto la sera di sabato 25 gennaio. «La famiglia non crede che Francesca sia stata uccisa là dove è stato ritrovato il cadavere» ha detto l’avvocato annunciando poi di voler chiedere una consulenza sulle scarpe. L’assessore Vedovello ha spiegato: «Nel rispetto della vittima e con il difficile compito di mantenere un equilibrio, dovremo dialogare anche con la famiglia di Andrea Pavarini, l’assassino pure lui figlio di Bedizzole».

 

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