Ex ospedale Sant’Orsola, passo decisivo verso la totale riqualificazione

È stata approvata la variante al Piano di governo del territorio per le aree su cui sorge la struttura
L'ingresso dell'ex ospedale in via Vittorio Emanuele II a Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso dell'ex ospedale in via Vittorio Emanuele II a Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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«La chiusura del percorso urbanistico è un passo decisivo per passare alla fase edilizia». L’assessore all’Urbanistica Michela Tiboni ha commentato così l’approvazione del via libera alla variante al Piano di governo del territorio relativo alle aree su cui sorge l’ex ospedale Sant’Orsola di proprietà della Provincia Lombardo-veneta dell’Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli.

Un percorso decisivo per passare alla fase progettuale che prevede una totale riqualificazione dell’edificio che insiste su via Vittorio Emanuele II (lo storico ingresso principale dell’ex Sant’Orsola, che verrà mantenuto in quanto oggetto di tutela, benché non vincolato), su via Moretto e su contrada del Cavalletto.

Uffici, ambulatori di medicina generale su espressa richiesta del Comune, appartamenti per anziani autosufficienti (senior living), con aree comuni e private, che dovrebbero essere gestiti dal gruppo francese Domitys, leader del settore in Francia e con una presenza anche in Italia, in provincia di Bergamo. Da contrada Cavalletto si accederà anche a residenze di pregio (per la collocazione, e non solo, si parte dai seimila euro al metro quadrato in su). Verranno costruiti anche parcheggi interrati di pertinenza di chi occuperà, o utilizzerà, il complesso edilizio.

La Commissione urbanistica

Lunedì in Commissione consiliare Urbanistica dalla stessa Michela Tiboni e dall’ingegner Claudio Bresciani sono state illustrate le osservazioni all’intera operazione che privati e enti pubblici avrebbero dovuto inviare dopo la delibera di variante adottata lo scorso marzo in Consiglio comunale. Non ne è stata presentata alcuna da privati, altre «di rito» sono pervenute da parte di Agenzia d tutela della Salute, di Arpa e di Provincia.

La Regione, invece, ha vincolato coloro che gestiranno l’intera operazione «a realizzare il 30% di edilizia convenzionata nel caso in cui dovesse venir meno quella degli spazi comuni del «senior living», ovvero delle residenze per anziani autosufficienti divise in zone private e in parti comuni.

Dalle prime indiscrezioni, risulta che l’interesse per il «senior living» è ancora molto alto da parte degli operatori, anche se non si escludono soluzioni destinate a studentato. Operatori, ieri, «sorpresi» perché, essendo trascorsi nove mesi dall’adozione della variante in Consiglio comunale, temevano fossero nel frattempo insorti impedimenti al complesso iter che porterà alla demolizione dell’esistente in due fasi, con i muri che rimarranno in piedi fino alla fine dei lavori. I tempi non saranno comunque brevi, perché ora si passa alla non meno articolata fase progettuale.

Ancora in Consiglio

Dopo la discussione nella Commissione presieduta da Fabio Capra, dopodomani il documento verrà di nuovo sottoposto all’attenzione dell’assemblea in consiglio comunale. Il via libera al piano è condizione necessaria per procedere alle fasi successive, che consisteranno in quella progettuale vera e propria e conseguenti interventi edilizi che trasformeranno un intero quartiere della nostra città.

Un’area, per intenderci, di 26mila metri quadrati di superficie esistente (per i tecnici, superficie lorda di pavimento), caratterizzata da varie stratificazioni storiche, le ultime delle quali risalenti agli anni sessanta e relative al volume centrale dell’ex ospedale che si eleva su sette piani. Nel calcolo della superficie si devono stralciare la chiesa di Sant’Orsola e l’edificio a fianco, sede del Noviziato europeo dei Fatebenefratelli, entrambi in via Moretto, che rimarranno di proprietà dell’Ordine ospedaliero.

La superficie occupata

Ebbene, nel piano attuativo i circa 26.800 metri quadrati si ridurranno a sedicimila. Questo significa che ai diecimila di superficie massima prevista dal Pgt se ne aggiungono altri seimila circa: la normativa consente di poterli attribuire al richiedente a fronte di un meccanismo di valorizzazione di un servizio di interesse pubblico.

L’interesse pubblico - di primaria importanza, in una città e in un Paese che invecchiano e che, di conseguenza, devono affrontare il tema della ricerca e della cura di patologie neurodegenerative crescenti in spazi tecnologicamente all’avanguardia - è, nello specifico, rappresentato dal ruolo dell’Irccs, l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico «Centro San Giovanni di Dio» dei Fatebenefratelli ai Pilastroni. Luogo in cui la ricerca e la cura della malattia di Alzheimer vanno di pari passo.

L’interesse pubblico

La metratura ulteriore e i 3,7 milioni di euro di oneri che il Comune non incassa e lascia all’Irccs sono vincolati alla ristrutturazione di un Padiglione interno all’Istituto. L’Irccs, in base alla convenzione, dovrà provvedere anche alla cessione di una porzione d’area sulla quale attrezzerà un parcheggio pubblico su via Vittime civili di guerra (di fronte al Millenium). Ancora, dovrà riforestare gli oltre sessantamila metri quadrati dell’area di proprietà della Fondazione della Comunità Bresciana nella zona dello svincolo dismesso della tangenziale, nei pressi del casello autostradale di Brescia centro. Area che la Fondazione cederà al Comune.

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