Esce dal carcere e torna a colpire: tre donne violentate dallo stesso uomo

Il carcere non ha avuto alcun effetto. Perché quando esce commette lo stesso reato. E ora sono tre le donne bresciane violentate dallo stesso uomo. Due volte è stato condannato e ha scontato, ma pochi giorni fa è stato nuovamente denunciato da una presunta vittima. Sempre per violenza sessuale.
La sequenza
Lui, poco più trentenne, italiano, mette nel mirino ragazze più giovani. Quattro anni fa una prima giovane, ventenne, lo ha fatto arrestare e poi condannare. Pena di due anni. Quando termina la detenzione e lascia il carcere, passano quindici giorni e ci ricade. Nuova violenza, nuova vittima. Questa volta la ragazza ha 22 anni e denuncia di essere stata abusata in un parco della città. Rifiuta un rapporto sessuale, ma lui non si ferma. Per l’uomo scattano ancora arresto e condanna. Sulla fedina penale aggiunge altri 24 mesi di pena. Il conto con la giustizia si fa sempre più pesante. Ma pare non bastare. Perché pochi giorni fa un’altra ragazza, 26 anni, si è infatti rivolta ad un centro antiviolenza della città. Anche in questo caso il contesto è tradizionale, nel perimetro di una coppia alla prima conoscenza. La ragazza ha denunciato l’abuso e ha puntato il dito contro lo stesso uomo. Sempre più recidivo e sempre più pericoloso.
Dalla parte delle donne
«Sono casi limite, ma dimostrano come il maltrattante cerchi le sue vittime e considera normale il suo comportamento» spiega Moira Ottelli del centro Butterfly, ospite dell’ultima puntata di Messi a fuoco su Teletutto. «Le donne devono denunciare, ma credo che, oltre all’applicazione di alcune norme, manchi la continuità. Al centro Butterfly abbiamo ottenuto condanne, ma non sono mancate sospensioni e revoche di condanne, in alcuni casi non notificate alla vittima che si è trovata davanti a casa l’uomo violento» aggiunge Roberta Leviani del centro antiviolenza.
«Quanto è difficile denunciare? Penso che non si possa descrivere» ammette però Pinky, la donna di origini indiane alla quale otto anni fa il marito diede fuoco davanti ai figli piccoli. «Cerchi di trovare una giustificazione, di capire che la persona che ami non possa arrivare a tanto. Si parla sempre di ragazze e di donne come se il problema fossero le donne quando il problema sono gli uomini, questi uomini, che hanno bisogno di essere seguiti e curati. Nelle case di cura - conclude Pinky che ha ammesso di temere il giorno in cui l’ex marito uscirà dal carcere - dovrebbero finire loro».
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